“In mancanza d’altro, si è costretti a ripartire dal ‘resto’”, quel “resto” sul quale “il corpo sociale sta investendo e dove la politica può ricollegarsi ai mondi vitali sociali” perché “ormai è la società a trainare la politica, e non viceversa”. Lo sostiene padre Francesco Occhetta, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, commentando i risultati del 49° Rapporto Censis. Nella sua analisi, pubblicata sul numero in uscita della rivista dei gesuiti, Occhetta riprende la definizione della ricerca, secondo la quale l’Italia è immersa in un “letargo esistenziale collettivo” e, invece di alzare lo sguardo verso il futuro, “ci si accontenta di vivere alla giornata”.
Il Rapporto paragona il Paese a “una società a bassa propulsione”. Tuttavia la ricchezza delle famiglie si aggira intorno ai 4mila miliardi di euro, due volte il debito pubblico, l’occupazione è cresciuta di 204mila unità, mentre sono 560mila gli italiani che hanno aperto una struttura turistica confermando la tesi del Censis: oggi occorre scommettere su creatività e ibridazione, su tradizione e innovazione. Quanto alla politica, trasformatasi in “performance delle riforme” soffre di “un deficit di fiducia nei cittadini”. Per Occhetta, “i partiti vivono sulla carta” mentre crescono le liste civiche, raddoppiate dal 2007, e che ora raggiungono il 67%: “Una scelta antistatalista per non avere nulla a che fare con i partiti tradizionali” con il risultato di un ritorno “fai da te” locale, che ha creato una frammentazione dannosa alla vita politica del Paese”.
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