È finito un anno il 2015, ne è iniziato uno nuovo il 2016, cosa desideriamo che avvenga?
Il passaggio da un anno ad un altro ci porta a fermarci un attimo dalla frenesia quotidiana e a fare bilanci e inventari sulla nostra vita per riflettere sui fatti accaduti, sulle cose buone che abbiamo compiuto, su quello che potevamo fare meglio e sulle occasioni perse che non abbiamo colto. Quando invece giungiamo a capodanno ci scambiamo gli auguri perché il nuovo anno porti a tutti pace, benedizioni e occasioni per vivere meglio con gli altri migliorando noi stessi.
Purtroppo spesso sento amici che fanno questi ragionamenti: “ Meno male che questo anno orribile sta per finire, speriamo che il prossimo sia più bello, speriamo che il nuovo anno porti soldi, salute, viaggi, benessere, perché quello passato mi ha dato poche soddisfazioni personali ed economiche”.
C’è chi pensa che la felicità di un anno dipenda da condizioni esterne positive o negative che influenzano la propria esistenza come ad esempio: “Sono felice se mio marito o mia moglie, o i miei figli, o gli amici o il mio datore di lavoro o i miei colleghi mi stimano e hanno un buon comportamento verso di me. Oppure la mia vita serena dipende dalla società e dallo stato se non mi opprimono con troppe tasse”.
C’è addirittura chi, anche persone che si ritengono cristiani praticanti, ricorre agli oroscopi per leggere nei segni zodiacali se l’anno che verrà sarà fortunato o meno. Questa è la faccenda più ridicola e anche contraria alla nostra fede perché è superstizione e dimostra come, chi ricorre a queste pratiche non si fida di Dio e non lo ama.
Allora da che dipende se viviamo la gioia nell’anno attuale? Dipende da mia moglie, dai miei figli, dal mio datore di lavoro, dagli amici, dalla società? O forse la nostra felicità dipende soprattutto da noi stessi? Ogni giorno dell’anno Dio mostra la sua grazia verso tutti, occorre aprire gli occhi del nostro cuore e spalancare la porta a Cristo che bussa alla nostra vita continuamente. Non possiamo dare sempre la colpa agli altri se non siamo felici, occorre piuttosto cogliere gli eventi favorevoli e dolorosi della vita, come opportunità di crescita, di conversione, di affidamento alla volontà di Dio che come Padre Misericordioso ama tutti noi suoi figli. Per quanto mi riguarda ogni fine anno, facendo i bilanci del mio anno trascorso, mi sento sempre in debito con il Padre Eterno, perché sono numerosissime le occasioni di grazia che Egli mi dona ogni giorno ed in coscienza sento che devo restituire questo amore gratuito ai fratelli nelle occasioni quotidiane che mi si presentano, ma percepisco che quello che faccio di buono è sempre poco in confronto all’amore infinito che Dio mi regala. Ecco perché ogni capodanno chiedo al Signore di camminare secondo la Sua Volontà, migliorando i miei limiti caratteriali, per essere più generoso verso gli altri, chiunque incontri nel mio cammino, come ha fatto il buon Samaritano.
Auguro a tutti noi di vivere questo 2016 gustando la pace, la grazia, la benedizione di Dio per essere felici.
Naturalmente questo cammino gioioso non si vive da soli, ma nella comunità ecclesiale, in famiglia, con gli amici, con i colleghi di lavoro, con tutti.
Maria Madre di Dio ci guidi quest’anno della Misericordia ad avere un cuore pieno di gioia nel Signore Gesù.
Concludo questa riflessione citando la prima lettura della messa odierna, tratta dal libro dei Numeri: “Il Signore ci benedica e ci custodisca, faccia risplendere su di noi il suo volto e ci faccia grazia. Il Signore rivolga a noi il suo volto e ci conceda pace”.
Felice 2016.
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