“Dio abita nella città. Bisogna andare a cercarlo e fermarsi là dove Lui sta operando”: Papa Francesco è da sempre attento al tema della pastorale delle grandi città. Sin da quando Jorge Mario Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires. Eletto pontefice, si è più volte definito “vescovo di Roma”. Ha richiamato la necessità di percorrere le “periferie esistenziali”, utilizzando dunque un parametro riferibile al contesto urbano. E, rivolgendosi ai partecipanti al “Congresso internazionale della pastorale delle grandi città”, a fine 2014, aveva tenuto un discorso denso, tracciando alcune linee-guide per la presenza della Chiesa nei contesti della modernità, segnata da profonde trasformazioni culturali e dei costumi, da grandi squilibri sociali, da evidenti – perché fisicamente accostate – diseguaglianze tra i poveri e i ricchi che abitano le medesime città.
Di pari passo. Papa Francesco ha dedicato alla città un significato particolare, affrontandone le peculiarità, in rapporto alla missione evangelizzatrice, in un ampio paragrafo della “Evangelii gaudium”, non a caso intitolato “Sfide delle culture urbane”. Del resto l’attenzione pastorale della Chiesa per la città va di pari passo con i fenomeni demografici, geografici, economici e sociali che si confermano in tutto il mondo, e così anche in Europa. L’urbanesimo, elemento che accompagna la storia dell’umanità, non cessa: le città di medie, grandi o grandissime dimensioni, crescono di popolazione: l’area urbana di Parigi tocca ormai i 10 milioni di abitanti, Londra ha superato gli 8 milioni; a distanza seguono capitali come Berlino, Madrid, Roma, e poi “città metropolitane” al pari di Francoforte, Vienna, Barcellona, Atene, Bruxelles, Milano, Amsterdam, Napoli, Monaco di Baviera… La città è lo snodo delle trasformazioni epocali: vi si colgono stridenti accostamenti edilizi e architettonici: non lontano dai quartieri residenziali ecco aree depresse, periferie degradate, zone malservite o addirittura abbandonate.
Dal punto di vista dell’immaginario collettivo la città è spesso al centro dei fatti più eclatanti:
i migranti si riversano nelle città, ponendo la sfida dell’integrazione; gli attentati che negli ultimi anni hanno ferito l’Europa portano i nomi di città (Madrid, Londra, Parigi, Bruxelles, Copenaghen…).
Progetti Ue. Nelle città si intuiscono, immediatamente e più che altrove, i tratti dell’identità di un popolo, ma al contempo vi si colgono i tratti di identità offuscate o perdute. La città è sede delle istituzioni politiche, simbolo di democrazia; ma le vie delle città sono altresì attraversate da cortei e proteste di chi invoca un’altra “polis”. In questi antichi o moderni spazi di convivenza umana, si sperimentano le sfide del terzo millennio: dalla crisi del welfare alle nuove professioni, dalle migrazioni al traffico e al degrado ambientale, dalle solitudini degli anziani ai senzatetto che cercano una panchina per accucciarsi la notte.Per queste ragioni, diversi Paesi europei e l’Ue nel suo complesso, pongono con crescente frequenza le città al centro di strategie di intervento politico e finanziario.Per l’Ue si potrebbero citare almeno il progetto “Urban” per il rilancio dei contesti urbani e il “Patto dei sindaci” per l’ambiente e l’energia sostenibile.
L’altroieri, ieri, oggi. La città torna al centro dell’attenzione, come lo fu ai tempi dei persiani e degli egizi, dei greci e dei romani, fino ai Comuni nel Medioevo, su fino al Rinascimento (Firenze) o alla rivoluzione industriale (Manchester, Liverpool). Per queste ragioni la Chiesa coglie la necessità di nuove proposte e linguaggi per evangelizzare “nella” città. Basti pensare agli “Incontri europei” giovanili promossi ogni fine anno dalla comunità di Taizé, sempre nel cuore di una città (quest’anno a Valencia, in Spagna, dopo essere stati a Praga, Strasburgo, Roma, Berlino, Rotterdam…). Anche le Giornate mondiali della gioventù si focalizzano su una città: nel 2016 sarà la volta della polacca Cracovia. A pensarci, le stesse Porte sante aperte in queste settimane in relazione al Giubileo della misericordia, portano il nome delle città – da Bangui a Roma al resto del mondo – che ospitano cattedrali e santuari, come pure carceri, centri Caritas, centri per persone disabili, case per anziani.
“La pienezza dell’umanità”. La città, dunque. Antico e contemporaneo crocevia di un’umanità che vive, si incontra e si scontra, che lavora, ama, studia, si cura, spera… Giorgio la Pira, che fu a lungo sindaco di Firenze, esattamente 60 anni fa, nel 1955, affermava:“Le città hanno una vita propria: hanno un loro proprio essere misterioso e profondo. Hanno un loro volto: hanno, per così dire, una loro anima e un loro destino. Non sono cumuli occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora, in certo modo, misteriose abitazioni di Dio”.Un richiamo non dissimile da quello di Papa Bergoglio, che nella “Evangelii Gaudium” affermava, quasi a indicare alla Chiesa una esplicita ed esigente attenzione pastorale: “La nuova Gerusalemme, la Città santa, è la meta verso cui è incamminata l’intera umanità. È interessante che la rivelazione ci dica che la pienezza dell’umanità e della storia si realizza in una città”.
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