Alla sesta nomination, finalmente Ennio Morricone vince un Oscar (se non contiamo quello che gli era stato assegnato alla carriera nel 2007). L’ottantottesima cerimonia degli Academy Awards a Los Angeles, si tinge, dunque, di azzurro, grazie al premio a Morricone per la migliore colonna sonora del film di Quentin Tarantino “The Hateful Eight”. Un riconoscimento meritatissimo per il nostro compositore 87enne che è tra i migliori realizzatori di colonne sonore per il cinema, stimato internazionalmente. A Morricone, che è il più anziano a ottenere un premio nella sua categoria in tutta la storia degli Oscar, è stata tributata una standing ovation a indicazione dell’ammirazione universale di cui gode il nostro artista. Il quale, appena salito sul palco, ha dedicato il premio alla moglie, compagna di tutta una vita.
Come ha avuto modo di dire Giuseppe Tornatore qualche tempo fa (regista con cui Morricone ha lavorato più volte), la musica in un film è qualche cosa di fondamentale, un personaggio aggiunto, che permette a una pellicola di diventare o meno opera d’arte. E Morricone ha aiutato a creare molte opere d’arte, destinate a rimanere nella memoria collettiva, non solo cinematografica. Tanto è vero che le musiche di Morricone trovano spesso spazio non solo nel buio di una sala di proiezione, ad accompagnare le immagini, bensì in sale di concerto affermate (come L’Accademia di Santa Cecilia a Roma) per essere ascoltate prescindendo da ogni forma di rappresentazione, brani intensi ed espressivi di per sé.
Con una formazione da trombettista, Morricone (che, naturalmente oltre ad essere compositore è anche direttore d’orchestra) ha scritto le musiche di più di 500 tra film e serie tv, oltre che opere di musica contemporanea. La sua carriera include un’ampia gamma di generi compositivi, che fanno di lui uno dei più versatili, prolifici e influenti compositori di colonne sonore di tutti i tempi e le sue musiche sono state usate in più di 60 film vincitori di premi.
Il successo arriva a partire dalla colonna sonora per i film di Sergio Leone, che hanno rivoluzionato il genere western e svelato la genialità di Leone e di Morricone stesso. “Per un pugno di dollari”, “Il buono il brutto e il cattivo”, “C’era una volta il West”: titoli indimenticabili che vengono letteralmente trascinati dalle musiche di Morricone. Per non parlare poi dell’ultimo capolavoro di Leone, quel “C’era una volta in America”, che vive di un’atmosfera sognante e rarefatta proprio grazie ai brani così emozionanti del compositore abbruzzese.
Oltre ai lavori con grandi autori italiani come Pasolini e Bertolucci, non si possono non ricordare anche le tante collaborazioni internazionali: come per “The mission”, ad esempio, di Roland Joffè, in cui le musiche di Morricone accompagnano e sottolineano la toccante esperienza di un missionario gesuita nell’America del Sud del ‘700, o come per “Gli Intoccabili” di Brian De Palma, in cui il compositore dà tono e ritmo alla rivisitazione d’autore del genere gangster degli anni venti.
Morricone firma poi le colonne sonore di tutti i film dell’amato Tornatore, in un sodalizio che ricorda quello di Federico Fellini e del suo compositore Nino Rota, anche quella dell’indimenticabile “Nuovo cinema paradiso”, film che ci fece vincere l’Oscar nel 1990.
Fino ad arrivare a Tarantino, una collaborazione nata già per “Django” (con una sola canzone, però) e finalmente realizzata interamente per “The Hateful Eight”.
Il giovane iconoclasta del cinema americano e il vecchio saggio della musica italiana: un sodalizio che sembrava improbabile e che invece ha dato i suoi frutti.
Ci voleva, infatti, un regista cinefilo come Tarantino per far riconoscere una volta per tutte la grandezza di questo nostro artista, capace di scrivere con le note grandi pagine della storia del cinema e di evocare emozioni capaci di commuovere, ieri come oggi, gli spettatori di tutto il mondo.
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