GesùDi lauretanum

DIOCESI – Siamo già alla Terza settimana di Quaresima, e abbiamo appena celebrato la Domenica corrispondente, che, staccandosi dalla catechesi che ci coinvolge ogni anno nelle prime due settimane attraverso i Vangeli delle Tentazioni e della Trasfigurazione (e che abbiamo quest’anno evidenziato attraverso i segni della Parla e della Luce), ci apre il cammino peculiare di questo terzo Anno liturgico, quello C, imperniato sul Vangelo di San Luca, attraverso le immagini della Misericordia Divina; nulla di più indicato in questo Giubileo Straordinario a essa dedicato. E se l’Anno Santo ci fa considerare la Misericordia di Dio Padre soprattutto attraverso lo spettro delle Opere di Misericordia corporale e spirituale, la Terza Domenica di questo tempo penitenziale ci ha fatti inginocchiare ai piedi del Crocifisso, a cui abbiamo offerto l’incenso in segno di venerazione e davanti al quale ci siamo confessati peccatori con un solenne Atto penitenziale, magari eseguito anche nel canto. Scriveva il Papa Emerito Joseph Ratzinger: “Dio stesso si è dato un’“immagine”: nel Cristo che si è fatto uomo. In Lui, il Crocifisso, la negazione delle immagini sbagliate di Dio è portata all’estremo. […] Questo sofferente innocente è diventato speranza-certezza: Dio c’è, e Dio sa creare la giustizia in un modo che noi non siamo capaci di concepire e che, tuttavia, nella fede possiamo intuire” (Benedetto XVI, Spe salvi, 43).

Che cosa c’è di più familiare, di più scontato oserei dire, per un Cristiano, del Crocifisso?
Il Crocifisso, che per noi è un segno consueto, che infonde abitudinariamente un senso di consolazione e di pace, per i primi discepoli fu un terribile ricordo di morte, riservata dal potere romano agli schiavi ribelli e ai terroristi; da qui la drammatica domanda: come predicare il Vangelo del Figlio di Dio Crocifisso, cioè sottoposto al più infame dei supplizi?
Scrive Paolo ai Corinzi: “E mentre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per noi che crediamo […] Potenza di Dio e Sapienza di Dio” (I Cor 1, 23-24).
Il Crocifisso è dunque il segno forte, totale, esigente, dell’Amore che si è fatto Carne e che vince la morte, della Vita che trionfa e ci riconcilia continuamente con il Padre delle Misericordie.

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