“Ciò che accade oggi in Siria non è una persecuzione contro i cristiani soltanto ma contro l’intero popolo siriano e, sfortunatamente, tutto il mondo partecipa a questa persecuzione. La Chiesa, i cristiani europei e del mondo si adoperino per fermare questa guerra”. È l’appello lanciato da padre Jacques Murad, il sacerdote siro-cattolico rapito dallo Stato islamico lo scorso 21 maggio e fuggito il 12 ottobre, dopo cinque mesi di prigionia, intervenuto ieri pomeriggio, a Roma, all’incontro “A Causa mia. La Colletta del Venerdì Santo e il grido dei fratelli del Medio Oriente”, organizzato dalla “Fondazione Terra Santa”. Priore del monastero di Mar Elian, a Qaryatayn, in Siria, padre Murad ha ricordato i momenti della sua prigionia, “quando si vive privato della libertà ogni momento della vita è difficile. Piuttosto che parlare con i miei carcerieri ascoltavo con pazienza, silenzio e mitezza”, e ribadito con fermezza che “la guerra è un disastro. Genera sofferenza, è un momento di vuoto e di oscurità. Non è la strada giusta”. “In questo tempo che anticipa la Pasqua, in questa Settimana Santa – ha detto il priore -, Gesù ci indica la vera strada. Sfortunatamente nel terzio millennio l’uomo non ha ancora capito che la violenza e la guerra non è la soluzione della nostra storia. I politici, i governanti, la Chiesa, ascoltino di più i poveri. Prendano le loro responsabilità di ciò che di male accade nel mondo, non solo ai cristiani ma a tutti gli uomini. Cristo è venuto a salvare tutta l’umanità. Come discepoli di Cristo – ha concluso – non dobbiamo perdere la speranza”.
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