“Sono convinto che a noi i soldi servono. Non apprezzo quelle realtà, anche religiose ed ecclesiali, che pur possedendo risorse fanno di tutto per mostrare in pubblico che a loro la cosa non interessa. Apprezzo invece chi queste risorse le ha e si impegna, anche con l’aiuto di persone esperte, per utilizzarle nel modo più fruttuoso per i fini che gli sono propri”. Lo ha affermato il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, aprendo a Roma i lavori del workshop ”La Chiesa cattolica e la sfida degli investimenti socialmente responsabili. Nell’occasione, Galantino si è soffermato in particolare sul tema delle spese per il culto e la pastorale: “Non sono mica le candele”, ha detto con una battuta. “Per noi il culto diventa vita e la vita diventa culto”, ha proseguito”, “e questo lo si vede per esempio nelle periferie, dove spesso le istituzioni civili non sono presenti, o nella tutela dei beni culturali”.
“Quello delle risorse finanziarie è un tema sensibile – ha osservato il segretario della Cei – e i soggetti coinvolti sono esposti ad interpretazioni strumentali. Il modo in cui si amministra il denaro è diventato un indice generale dell’affidabilità della Chiesa. Quando parliamo di Gesù magari non se ne vanno per buona educazione, ma nel cuore pensano che ci ascolteranno quando avremo imparato a utilizzare bene quelle risorse”. Ecco perché è necessaria una riflessione attenta su questi temi. “Non si parte da zero”, ha puntualizzato mons. Galantino citando le encicliche Centesimus Annus, Caritas in Veritate e Laudato si’. Il numero 16 di quest’ultimo documento, in particolare, contiene gli assi portanti dell’enciclica ma allo stesso tempo quelli di “un’ecologia integrale che riguarda anche la finanza”.
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