CHIESA – Il presepe? Non solo una tradizione ma un potente mezzo per approfondire la nostra fede e strumento di evangelizzazione. E’ la convinzione di padre Pasquale Berardinetti, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della provincia Serafica dei frati minori dell’Umbria e della Custodia di Sardegna. Dalla basilica di santa Maria degli Angeli, dove in questi giorni sono esposti oltre 150 presepi da tutto il mondo, il francescano, invita a prepararsi al Natale facendo memoria delle parole di san Francesco, che nell’ideare il presepe di Greccio, diceva: “Vorrei fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato; come fu adagiato in una mangiatoia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. E “Con gli occhi del corpo” è proprio il titolo della mostra di presepi, inaugurata lo scorso 8 dicembre, che da qualche anno richiama moltissimi visitatori nella basilica dove è custodita la Porziuncola, l’antica e originaria chiesetta che Francesco riparò in obbedienza alle parole del Crocifisso di san Damiano e dove il santo visse e morì. Essa è composta da diverse sezioni, una ha carattere internazionale che raccoglie opere da tutto il mondo, un’altra invece è promossa dalla regione italiana che, nell’anno in corso, offre l’olio per la lampada votiva di san Francesco, nel 2012 è il Friuli.
Dalla tradizione alla contemplazione. Parlando con Daniele Rocchi del Sir, il francescano reputa “necessario superare la visione tradizionale del presepe per arrivare alla sua contemplazione. Esso – spiega – deve essere riscoperto non tanto come oggetto devozionale ma come segno di ciò che le Scritture riportano. Nel dettato francescano ‘leggere con gli occhi del corpo’ una rappresentazione viva della nascita di Gesù, significa comprendere ancora più a fondo l’Incarnazione, la nascita e la morte di Cristo, argomenti fissi delle meditazioni di Francesco”. Uno sforzo reso, però, difficile da una certa tendenza di preferire l’albero al presepe, ma l’albero, avverte padre Beradinetti, “non rappresenta nulla di ciò che festeggiamo, la nascita di Cristo. Fare il presepe per i credenti deve significare ridire la nostra fede”. Ma come? “Guardo, contemplo il presepe e mi pongo domande su chi siano veramente Gesù, Maria, Giuseppe, i Magi. Cerco di capire dalle Scritture il significato profondo di questa rappresentazione, facendomi interpellare da questa. Nell’Anno della fede anche il presepe può aiutare a riscoprire la nostra fede”.
Un segno anche per i non credenti? Ma se ciò è possibile per chi crede, forse lo sarà meno per i non credenti? “Il messaggio evangelico resta intatto – risponde il frate – ma il presepe può segnare un momento di avvicinamento ad esso. Guardare un presepe ammirarlo, potrebbe, infatti, far nascere il desiderio di conoscenza e di ricerca. Lo verifichiamo nei nostri incontri con i visitatori della mostra che accogliamo nel chiostro e, bevendo qualcosa di caldo, parliamo anche di argomenti di fede, nonostante tra loro ci siano dei non credenti. In questo approccio è fondamentale non avere pregiudizi e preconcetti” come accade quando si sentono notizie che riguardano presepi o canti natalizi non realizzati “per un non meglio precisato rispetto religioso e per una mal compresa laicità”. Ci sono chiavi di lettura del presepe che, invece, possono aiutare i credenti ad approfondire la propria fede e i non credenti a favorire la ricerca di Dio. “Il presepe – sottolinea padre Berardinetti – ci offre spunti di riflessione concreti attraverso i suoi protagonisti. Innanzitutto il tema della famiglia, dell’infanzia, dell’accoglienza, pensiamo solo ad un bambino che nasce, che arriva in casa e che potrebbe essere come non ci si aspetta, fino all’accoglienza del vicino, del povero, del rifugiato, del migrante”. Ed è proprio in questa direzione che va letta la preparazione al Natale che la comunità dei frati della Porziuncola ha offerto nel Settenario. Per sette giorni, dal 17 al 23 dicembre, infatti, sono state proposte delle riflessioni sui personaggi del presepe, da Maria, Giuseppe, passando per gli angeli, i pastori, per arrivare ai Magi, a Erode, fino a Gesù. “Uno degli intenti – ribadisce il francescano – è stato quello di riscoprire non tanto l’aspetto devozionale quanto la ricchezza nel comunicare e allo stesso tempo nell’arricchire la nostra fede cristiana attraverso una rappresentazione voluta da Francesco d’Assisi 800 anni fa circa, a Greccio”.
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