comunicazione

di Rino Farda

USA – Negli Usa da anni ormai furoreggia un sito dove è possibile pubblicare e condividere i messaggi più assurdi che l’autocorrettore (del testo) contribuisce a scrivere nelle conversazioni digitali. Si chiamadamnyouautocorrect.com ed è in grado di regalare vere e proprie perle di umorismo involontario con vette di surreale dadaismo che sembrano inarrivabili per una mente umana mediamente autoconsapevole. Potenza della tecnologia digitale. I messaggi con parole sbagliate, che possono costituire più di un motivo di imbarazzo, non sono però che la punta dell’iceberg. Il problema è più complesso e ha i connotati di una vera e propria svolta antropologica. Con i nostri super telefonini, infatti, ormai passiamo più tempo a scrivere che a telefonare.

Messaggi, mail, chat instantanee su Facebook, gruppi di conversazione digitale  e multimediale con amici, parenti o colleghi su Whatsapp, eccetera. Il contatto personale è contingentato e si vive nella preoccupazione costante non solo dell’errore involontario (una parola sbagliata o il “maledetto” autocorrettore) ma anche e soprattutto di non saper trovare le espressioni giuste per l’emozione del momento e, quindi, di essere tragicamente o “fantozzianamente” fraintesi.

Senza i segnali non verbali che diamo per scontati quando si parla di persona con qualcuno, o anche al telefono, può diventare difficile sapere se quello che stai dicendo è stata preso nel modo giusto. “Ho questa sensazione tutti i giorni: lo stress di non articolare correttamente le mie emozioni nei miei messaggi di posta elettronica”, confessa la scrittrice Usa Joanne McNeil: “Mi sentivo come se non fossi in grado di trovare un modo corretto per comunicare il mio entusiasmo, il mio disinteresse o il mio sarcasmo”. Le incomprensioni sono diventate un’emergenza quotidiana. Nei messaggi di lavoro o di affari e nelle relazioni interpersonali. In Usa è nata così una piccola corrente di ricerca per l’individuazione di software che possano aiutare i digitatori compulsivi ad esprimere correttamente emozioni o sentimenti.

“Non per sostituirci nella scrittura – spiegano gli esperti -, nessuno affiderebbe a una manciata di algoritmi un messaggio da mandare al proprio capoufficio o alla propria fidanzata. Si cerca di costruire software che siano però di supporto alla scrittura, per esprimere più compiutamente le nostre emozioni”. Ha cominciato proprio la McNeil, con un plugin da usare con la posta elettronica di Gmail. Il software permette di analizzare i messaggi che si scrivono e inserisce automaticamente “tocchi familiari e spensierati” per far sembrare più amichevoli il nostro epistolario. Un’assurdità, apparentemente, ma non così tanto come potrebbe sembrare. Il successo dell’iniziativa della McNeil dimostra quanto questo tema sia un nervo incredibilmente scoperto nella nazione che ha inventato la stessa rete di Internet, il luogo per eccellenza della comunicazione contemporanea dove ormai si svolgono quotidianamente i moderni drammi della incomunicabilità digitale.

Per capire quanto sia radicato il problema basterebbe andare a vedere le applicazioni costruite da Lauren McCarthy, un artista, sviluppatore di software, e assistente professore presso il programma di progettazione Media Arts della Ucla, l’università di Los Angeles. Una delle sue prime invenzioni attiva il coinvolgimento della rete per costruire una sorta di “crowd” consulenza. In altre parole, di fronte a un messaggio particolarmente delicato, l’autore può chiedere consigli e suggerimenti agli utenti di Internet. Una vera e propria Wikipedia delle suggestioni per scrivere una mail perfetta. La seconda invenzione permette, invece, di essere collegati in streaming mentre si effettua una chat o una videochat. Per gli argomenti e le frasi giuste da dire al proprio interlocutore, i consigli arrivano in tempo reale direttamente nell’auricolare. Un po’ troppo anche per gli americani e l’aspro dibattito che è nato in rete su questo sistema di supporto dovrebbe indurre a una maggiore prudenza. Resta il dato di fatto più paradossale. Negli Usa, dopo gli anni Sessanta, sono stati inventati i migliori sistemi di comunicazione digitale del mondo. Google, Facebook, Apple, Windows hanno letteralmente invaso l’intero pianeta. Non è buffo che proprio nello stesso Paese stia nascendo adesso una sindrome inedita sulle difficoltà di comunicare correttamente emozioni e sentimenti?

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