cardinale viganò

ROMA – “Il processo di riforma dei media vaticani non è una novità, ma piuttosto l’obiettivo è cercare di colmare un gap di almeno venticinque anni”. Monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria della comunicazione della Santa Sede, parlando ieri, a Roma, al Comitato dei presidenti e delegati del Copercom, ha spiegato che si tratta di una sorta di “corso di recupero” e, questo, in “un sistema di riforma globale ci sta”. D’altra parte, “non si possono risolvere le questioni prendendo in considerazione solo un segmento”. Dopo aver offerto un’analisi approfondita delle varie tappe di trasformazione dei media negli ultimi trent’anni, monsignor Viganò ha concentrato l’attenzione sulla situazione attuale: “La pervasività sociale dei media digitali viene pagata da una deindividuazione dei dispositivi. Viene meno una chiara distinzione tra i dispositivi mediali e paradossalmente i media tradizionali vengono collocati in spazi che non sono loro propri”. Non solo: “I dispositivi mediali perdono anche i loro confini perché con altri dispositivi, anche non mediali, si fondono e integrano”. In questo contesto nuovo, “il Papa è come se dicesse: ‘Signori, svegliatevi! Il mondo è cambiato’”. In questo senso, “il processo di ripensamento dei media vaticani risponde alla logica dell’Incarnazione”. Infatti, “leggere il contesto non è una concessione per intellettuali, ma far in modo che la Buona Notizia di Dio possa incontrare gli uomini e le donne di oggi”.

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