DIOCESI – Domenica 16 ottobre noi Suore Battistine insieme ai giovani dell’Istituto San Giovanni di San Benedetto del Tronto abbiamo condiviso in Piazza San Pietro la gioia piena per l’evento storico della canonizzazione del sacerdote Alfonso M. Fusco, Fondatore della Congregazione delle Suore Battistine.
I santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla immensa, senza numero, di uomini e donne, che ci esortano a levare lo sguardo, ad andare oltre nella vita quotidiana per anticipare sprazzi di luce celestiale.
In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma tutti i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà del Buon Dio. Noi con gli occhi della fede vediamo risplendere come astro luminoso il nostro fondatore e lo riconosciamo pieno di gloria e di santità nella schiera dei santi.
L’esempio dei santi è per noi vero incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, giacché l’unica vera tristezza e infelicità per ogni uomo è vivere lontano da Lui.
Essere Santo è vivere la presenza ravvicinata del Dio vivente, è sentire nel cuore ardere la passione per Lui, nutrire grandi desideri per la venuta del suo regno di salvezza.
E’ necessario ascoltare Gesù, seguirlo senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà, praticare la sua parola ogni giorno “Se uno vuol seguirmi, prenda la sua croce e mi segua; anzi “dove sono io, là sarà anche il mio servo” (Gv 12,26).
Soltanto chi si fida di Lui accetta la logica del chicco di grano che, sepolto in terra, muore a se stesso senza indugio e senza sconto sul prezzo da pagare.
L’esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur con tracciati differenti, passa sempre per la via della croce, la via della rinuncia a se stesso. Alfonso M. Fusco docile ai disegni divini, ha affrontato talvolta prove e sofferenze indescrivibili, persecuzioni, rinnegamento, solitudine. Ha perseverato nella sua vita con fedeltà e coraggio, diceva: “quanto più mi vedo povero e infermo, tanto più mi accosto con confidenza a Gesù. Egli solo può risanare le mie ferite e guarire le malattie dell’anima mia.”
La santità esige uno sforzo umano costante, possibile, verace, sostenuto però da una fede solida e dall’abbandono filiale in Dio.
Nella nostra vita tutto è dono dell’amore di Dio, è impossibile restare indifferenti dinanzi a un così grande mistero. Quanto più imitiamo Gesù, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo esclusivo e questo ci spinge ad amare i fratelli indistintamente, anche se l’amore verso l’altro implica quasi sempre la rinuncia a se stessi, perdendo qualcosa di sé.
Quando Gesù invita alla sua sequela, chiede sempre un cammino in avanti verso di essa e, nella misura in cui uno accoglie la sua proposta e si pone alla sua sequela, pur nelle varie circostanze personali, assicura già durante la vita la sua beatitudine.
Con Lui l’impossibile diventa possibile e si intraprende una vita di intimità con il suo Padre celeste.
I Santi sono sempre modelli di vita.
A noi la libertà di scegliere la strada e la velocità del cammino.
0 commenti