L’obiezione di coscienza è “il luogo dove si misura il fondamento della dignità umana e dove, al tempo stesso e in negativo, si manifestano le contraddizioni conseguenti a un’incontrollata proliferazione dei diritti, spesso avvenuta trascurando i corrispondenti doveri e il fondamento degli uni e degli altri, che la Chiesa ravvisa nella dignità inalienabile dell’essere umano in quanto creato da Dio”. Lo scrive il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, in un messaggio in occasione del Convegno annuale organizzato dal Centro studi “Rosario Livatino”, che si è tenuta ieri pomeriggio alla Camera dei deputati, a Roma. Partendo dal titolo dell’appuntamento, “Coscienza senza diritti?”, il segretario di Stato osserva che “sarebbe invero strano, per non dire paradossale, che in un tempo in cui la volontà umana si arroga il diritto di creare diritti – abbattendo l’uno dietro l’altro i limiti che la natura, l’etica, la religione e la stessa cultura umanistica hanno finora indicato – in questo stesso tempo l’uomo venga ferito anche nell’intimo della coscienza”. Parolin riconosce che “il vero problema posto dall’obiezione di coscienza non è solo quello della sua affermazione, ma anche quello della sua limitazione, al fine di evitare che un’indiscriminata affermazione del diritto di obiezione comporti un’anarchia di fatto e un’arbitraria sottrazione agli obblighi di legge”. “Il tema – riconosce – è reale ed è giusto porlo, proprio al fine di evitare che l’incapacità di affrontarlo conduca a un rifiuto aprioristico di qualunque obiezione anche in casi, come quello che il convegno si propone specificatamente di affrontare, in cui la scelta di coscienza implica profonde convinzioni di natura etica e/o religiosa di cui l’ordinamento giuridico non può disinteressarsi”.
0 commenti