“Nel campo di Debaga ci sono più di 16mila bambini, sfollati da varie zone nel nord dell’Iraq. Molti di questi bambini hanno vissuto sotto il cosiddetto Stato Islamico e camminato per lunghe ore con le loro famiglie per raggiungere un posto sicuro”. È quanto riferisce l’Unicef, in una nota nella quale ricorda che “in tutto l’Iraq, 4,7 milioni di bambini sono stati direttamente colpiti dal conflitto e 3,5 milioni di bambini non frequentano la scuola”. Inoltre “oltre mezzo milione di bambini potrebbero essere ancora a Mosul”. Per Peter Hawkins, rappresentante dell’Unicef in Iraq, “i bambini sono veramente al centro di questo conflitto. Molti sono in stato di shock. Hanno bisogno di un luogo sicuro per giocare, imparare e sognare, per poter essere bambini ancora una volta”. I volontari dell’Unicef che nei giorni scorsi hanno visitato il campo di Debaga, a circa quaranta chilometri da Mosul, hanno raccolto dai bambini i loro racconti che “hanno confermato che anche se così piccoli, hanno già avuto una vita piena di sofferenze”. Tra i tanti, il dodicenne Haitham, ha detto che è andato a scuola per quasi due anni. “L’unica scuola che avrei potuto frequentare era una scuola Daesh”, ha affermato. “Volevano solo insegnarci come usare le armi – ha raccontato, fingendo di sparare con le mani – ma io non volevo. Non voglio usare le armi, non mi piacciono le pistole”. Nelle parole degli altri la fuga con le famiglia e i chilometri percorsi a piedi, la povertà e la difficoltà a trovare qualcosa da mangiare. Sana, invece, “è una ragazza che sembra avere solo 18 anni. Ha detto che aveva tre figli. ‘Ho camminato per ore e ore – il suo racconto – portando le mie due bambine’. Ma non ha più parlato del suo terzo figlio”, conclude la nota.
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