Per il Giubileo dei carcerati, che si svolgerà domenica prossima, “nessuna azione speciale, se non quel controllo che tutti devono fare per entrare in basilica”. Lo ha detto monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa sui due ultimi appuntamenti del calendario giubilare svoltasi presso la Sala Stampa della Santa Sede. “Celebreremo il Giubileo dei carcerati come abbiamo celebrato tutti gli altri giubilei”, ha assicurato Fisichella: “I detenuti sono scortati, come avviene per gli altri trasferimenti, e siccome sarà l’intera famiglia carceraria a celebrare il Giubileo, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria avrà certamente provveduto, come normalmente avviene ad organizzare gli spostamenti”. All’appuntamento giubilare “ci saranno anche detenuti con pena definitiva all’ergastolo, ma non condannati a morte”, ha precisato il vescovo, ricordando che “più volte Papa Francesco è stato in contatto telefonicamente con dei condannati a morte, il suo interesse per queste persone va al di là del Giubileo”, è “una vicinanza determinata anche dalla conoscenza di situazioni dove la dignità delle persone è a volte ai limiti della sopportazione”. “Il Giubileo è stato proposto ai detenuti, e i cappellani e il Dap si sono fatti partecipi dell’invito del Papa”, ha puntualizzato Fisichella: a San Pietro ci saranno “non soltanto detenuti che possono usufruire di un permesso, ma anche coloro che non godono di nessuna misura particolare”. Quanto alla presenza di condannati a morte, “non ce ne sarà nessuno, anche perché in Italia non esiste questa pena”.
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