Dall’inizio dell’anno a ottobre 2016 sono 4.899 i migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, di cui 3.654 nel Mar Mediterraneo, la rotta più pericolosa al mondo: il dato contenuto nel terzo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia per il 2016 presentato oggi a Roma, all’indomani di altri due naufragi nel Canale di Sicilia. Il rapporto è stato realizzato da Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Fondazione Migrantes, Caritas italiana, Cittalia e dal servizio centrale dello Sprar.
“La via del Mediterraneo è sempre più precaria – ha commentato a margine monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes -, non solo per la pessima qualità delle imbarcazioni ma perché arrivano persone molto vulnerabili, soprattutto minori e donne”. Per questo, ha precisato, “chiediamo di aprire corridoi umanitari per tutelare le vite umane”. L’esperienza dei corridoi umanitari già sperimentati dalla Federazione delle Chiese evangeliche e dalla Comunità di Sant’Egidio, che hanno portato in Italia 450 persone, sarà replicata, si spera in primavera, da una iniziativa della Chiesa italiana, tramite Caritas e Migrantes, sempre con la Comunità di Sant’Egidio. “È un segno che deve diventare un modello – ha affermato monsignor Perego -. Certo le cifre sono assolutamente insignificanti rispetto ai 159.000 arrivati quest’anno in Italia. Ma serve a ricordare che occorre un sistema nelle politiche europee e dei 27 Paesi, da affiancare a vie legali di ingresso, per dare un colpo al traffico di esseri umani che finanzia il terrorismo e rompere la catena delle morti”.

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