Maria Chiara Biagioni e Daniele Rocchi
Lo scoppio è avvenuto durante la messa, mentre veniva distribuita la comunione. Hanno voluto colpire i fedeli riuniti in preghiera nella cattedrale copta di San Marco, la più antica chiesa d’Africa, un luogo significativo per i cristiani d’Egitto che dal 2013 hanno subito almeno 40 attentati, con decine di morti. Un bilancio che parla di almeno 25 vittime, di cui sei bambini. A Tawadros II e alla sua comunità copto ortodossa è subito giunta la vicinanza di Papa Francesco che all’Angelus ha parlato di “violenza che semina morte e distruzione”, ribadendo che l’unica risposta “è la fede in Dio e l’unità nei valori umani e civili” e della Chiesa cattolica egiziana. Quest’ultima ha diramato una breve nota in cui esprime solidarietà “ai nostri fratelli ortodossi. Preghiamo per la pronta guarigione dei feriti e ai responsabili della sicurezza chiediamo di trovare gli autori di questo crimine e di fermarli. Che il Signore salvi l’Egitto da ogni male”. Condanna è giunta anche da Ahmed al-Tayeb, imam dell’università di al-Azhar e massima autorità religiosa sunnita egiziana.
Destabilizzare il Paese. “Lo scopo di questi attacchi è la destabilizzazione del Paese e della sua sicurezza – commenta al Sir monsignor Antonios Aziz Mina, vescovo copto cattolico di Guizeh –
i cristiani sono le vittime ma anche il pretesto per dimostrare che l’Egitto non è sicuro. Colpendo la componente cristiana si vuole colpire anche l’economia, il turismo, seminare il terrore in ogni strato della popolazione. È un momento di grande dolore, abbiamo il cuore spaccato ma questo è il prezzo da pagare per la democrazia”.
I sospetti per questo ennesimo attentato ricadono sui gruppi salafiti jihadisti, attivi soprattutto nel Sinai, ma con cellule anche nella capitale e contro i quali il presidente Abdel Fatah al-Sisi, salito al potere nel 2013 dopo aver esautorato il presidente Mohammed Morsi, sta conducendo una dura campagna di repressione. Per mons. Aziz Mina l’attacco di ieri si inserisce nel novero di quelli contro la polizia avvenuti nella zone delle Piramidi. “Anche lì abbiamo avuto dei morti. Nella zona del Sinai da tempo è in atto una serie di attentati contro esercito e polizia. Lo scopo – ripete – è destabilizzare l’Egitto. E se cade l’Egitto ci saranno ripercussioni molto gravi per tutta la regione mediorientale”. La risposta deve essere concertata e non può fermarsi alla sola repressione. “Oggi più che mai serve il coinvolgimento del movimento democratico e civile. Per i terroristi qualsiasi governo che dovesse succedersi è un nemico da combattere. Ma – ricorda il vescovo copto cattolico – milioni di egiziani hanno detto ‘no’ al fondamentalismo e all’integralismo.
Ogni goccia di sangue versata dai martiri per l’Egitto è un mattone per la sua ricostruzione democratica”.
Passo fondamentale – conclude mons. Aziz Mina – sarà seguire la nuova Costituzione. Fino ad ora il cammino è stato piuttosto timido anche perché i fondamentalisti, presenti nei vari strati della società, tendono a frenare questo passaggio verso la democrazia che vuole libertà di coscienza e di pensiero. La nuova carta costituzionale è la salvezza del Paese”.
Copti in Italia sotto choc. La notizia rimbalzata immediatamente nella comunità copta ortodossa in Italia, 45 mila fedeli sparsi soprattutto tra Roma, Torino, Firenze e Milano, ha provocato un’ondata di choc e terrore. “Le persone sono terrorizzate – racconta monsignor Barnaba El Soryany, vescovo della Chiesa Copta ortodossa di Roma e Torino -. Le notizie sono confuse. Non si sa ancora chi è stato ucciso, chi è rimasto ferito. Mancano informazioni precise e questo provoca confusione. E’ un momento difficilissimo perché ci fa ricordare quello che è successo negli anni precedenti. Una notizia molto dolorosa”. Il vescovo ricorda infatti come l’attentato di ieri, avvenuto in prossimità delle feste natalizie, riporta drammaticamente alla mente la strage del 1 gennaio del 2011, alla Chiesa dei Santi di Alessandria. “E’ una cosa che nessuno in questo momento si aspettava – dice -, soprattutto un attacco del genere compiuto dentro la Chiesa e durante la messa. E’ la prima volta che veniamo attaccati in questo modo, quando i sacerdoti hanno cominciato a distribuire la comunione ai fedeli. Da noi la chiesa ha una parte riservata agli uomini e un’altra alle donne. Hanno detto che forse una donna è entrata dentro la chiesa con una borsa e dentro la borsa c’era qualcosa. Tutto questo fa paura”. Il vescovo ci tiene poi ad esprimere la sua gratitudine a papa Francesco per la solidarietà manifestata a Papa Tawadros II e alla sua comunità. “Noi sentiamo sempre la vicinanza di Sua Santità – non soltanto per la nostra Chiesa ma per tutti i cristiani del Medio Oriente. Lui è sensibile e segue la nostra situazione. I cristiani in Medio Oriente sono rimasti pochissimi dopo tutto quello che sta succedendo in Iraq e in Siria.
Chiediamo alla comunità internazionale di fare qualcosa contro il terrorismo.
Ci sono alcune persone che aiutano queste persone. Mentre invece dobbiamo contrastare questi integralisti e aiutare l’Egitto a crescere nella democrazia. Ai nostri fratelli cattolici chiediamo preghiere. Abbiamo bisogno della preghiera. Le persone sono terrorizzate. Ricordatevi di noi, e non soltanto dell’Egitto ma di tutto il Medio Oriente”.
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