“La società che stiamo costruendo per i nostri figli è sempre più marcata dai segni della divisione e della frammentazione, lasciando ‘fuori gioco’ tanti, specialmente coloro che hanno difficoltà a raggiungere il minimo indispensabile per portare avanti la propria vita con dignità”. È il monito del Papa, che nell’omelia della Messa celebrata ieri a San Pietro per la Madonna della Guadalupe ha definito la nostra “una società alla quale piace vantarsi dei suoi progressi scientifici e tecnologici, ma che è diventata cieca e insensibile davanti a migliaia di volti che restano indietro nel cammino, esclusi dall’orgoglio accecante di pochi. Una società che finisce con il creare una cultura della disillusione, del disincanto e della frustrazione in tantissimi nostri fratelli; e anche di angoscia in tanti altri che sperimentano difficoltà per non restare fuori dal cammino”. “Sembrerebbe che senza accorgercene ci siamo abituati a vivere nella ‘società della sfiducia’ – il grido d’allarme di Francesco – con tutto quello che ciò comporta per il nostro presente e specialmente per il nostro futuro; sfiducia che poco a poco va generando stati di indolenza e dispersione”. “Quanto è difficile vantarsi della società del benessere quando vediamo che il nostro caro Continente americano si è abituato a vedere migliaia e migliaia di bambini e di giovani di strada che mendicano e dormono nelle stazioni dei treni, nei sotterranei della metropolitana o dove riescono a trovare un posto”, ha esclamato il Papa: “Bambini e giovani sfruttati in lavori clandestini o costretti a trovare una moneta agli incroci delle strade, pulendo i parabrezza delle nostre auto e sentono che nel ‘treno della vita’ non c’è posto per loro”. E ancora: “Quante famiglie continuano a essere segnate dal dolore di vedere i propri figli vittime dei mercanti della morte. Quanto è duro vedere come abbiamo normalizzato l’esclusione dei nostri anziani obbligandoli a vivere nella solitudine, semplicemente perché non sono produttivi; o vedere – come bene hanno detto i vescovi ad Aparecida – la situazione precaria che colpisce la dignità delle nostre donne. Alcune, da bambine e da adolescenti, sono sottomesse a molteplici forme di violenza dentro e fuori di casa”.
“Quando Dio ci fa visita ci lascia inquieti, con la sana inquietudine di coloro che si sentono invitati ad annunciare che Egli vive ed è in mezzo al suo popolo. Dio ci fa visita nelle viscere di una donna, muovendo le viscere di un’altra donna con un canto di benedizione e di lode, con un canto di gioia”, ha ricordato Francesco a proposito dell’episodio evangelico della visitazione: “Quando Dio ci viene incontro muove le nostre viscere, mette in movimento quello che siamo fino a trasformare tutta la nostra vita in lode e benedizione”. “Così lo vediamo in Maria, la prima discepola e missionaria, la nuova arca dell’alleanza che, lontana dal rimanere in un luogo riservato nei nostri templi, esce a far visita e accompagna con la sua presenza la gestazione di Giovanni”, ha proseguito il Papa: “Così lo ha fatto anche nel 1531: corse al Tepeyac per servire e accompagnare il popolo che era in gestazione con dolore, diventando Madre sua e di tutti i nostri popoli”. Maria, dunque, come “icona del discepolo”: “Non di una fede poeticamente edulcorata, ma di una fede forte soprattutto in un’epoca in cui si spezzano i dolci incantesimi delle cose e le contraddizioni entrano in conflitto ovunque”. Per il Papa, dovremmo “imparare da questa fede forte servizievole che caratterizza nostra Madre; imparare da questa fede che sa entrare dentro la storia per essere sale e luce nelle nostre vite e nella nostra società”.
“Sempre mi ha impressionato vedere, in diversi popoli dell’America Latina, quelle madri lottatrici che, spesso da sole, riescono a mandare avanti i figli. Donna lottatrice di fronte alla società della sfiducia e della cecità, di fronte alla società della indolenza e della dispersione; donna che lotta per rafforzare la gioia del Vangelo. Lotta per dare ‘carne’ al Vangelo”. “Abbiamo una Madre! E dove è la madre c’è sempre presenza e sapore di casa”, ha assicurato il Papa: “Dove è la madre, i fratelli potranno litigare ma sempre trionferà il senso dell’unità. Dove è la madre non mancherà la lotta in favore della fraternità”. “Guardare la Guadalupana – ha concluso Francesco – è ricordare che la visita del Signore passa sempre attraverso coloro che riescono ‘a fare carne’ la sua Parola, che cercano di incarnare la vita di Dio nelle proprie viscere, diventando segni vivi della sua misericordia”. Dire “sì” alla vita e “no” ad “ogni tipo di indifferenza, di esclusione, di scarto dei popoli o di persone”, la consegna del Papa alla “nostra benedetta terra latinoamericana”.
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