CUPRA MARITTIMA – Il Cinema Margherita di Cupra Marittima da giovedì 15 a lunedì 19 dicembre propone:
Sully di Clint Eastwood, con Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney, Anna Gunn, Autumn Reeser. Il film è stato presentato in anteprima al Telluride Film Festival 2016.
La mia vita da zucchina di Claude Barras, la pellicola è basata sul romanzo Autobiografia di una zucchina di Gilles Paris (poi rieditato con il titolo del film). Il film è stato presentato al Festival di Cannes 2016 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, al Festival international du film d’animation d’Annecy dove ha vinto il Cristal du long métrage e il premio del pubblico.È stato proposto dalla Svizzera come candidato per l’Oscar al miglior film in lingua straniera ai Premi Oscar 2017.
Al Cinema Margherita proseguono gli appuntamenti con il Cinema d’Essai, martedì 20 dicembre la rassegna propone Lo and behold – Internet: il futuro è oggi – di Werner Herzog.
Sully: Il 15 gennaio 2009 un aereo della US Airways decolla dall’aeroporto di LaGuardia con 155 persone a bordo. L’airbus è pilotato da Chesley Sullenberger, ex pilota dell’Air Force che ha accumulato esperienza e macinato ore di volo. Due minuti dopo il decollo uno stormo di oche colpisce l’aereo e compromette irrimediabilmente i due motori. Sully, diminutivo affettivo, ha poco tempo per decidere e trovare una soluzione. Impossibile raggiungere il primo aeroporto utile, impossibile tornare indietro. Il capitano segue l’istinto e tenta un ammarraggio nell’Hudson. L’impresa riesce, equipaggio e passeggeri sono salvi. Eroe per l’opinione pubblica, tuttavia Sully deve rispondere dell’ammaraggio davanti al National Transportation Safety Board. Oggetto di un’attenzione mediatica morbosa, rischia posto e pensione. Tra udienze federali e confronti sindacali, stress post-traumatico e conversazioni coniugali, accuse e miracoli, Sully cerca un nuovo equilibrio privato e professionale (www.trovacinema.it).
“”Con Sully e dopo Flags of Our Fathers e American Sniper, il regista interroga di nuovo la nozione ambivalente di eroismo che è al cuore dell’immaginario americano. Ma se il primo procede alla destrutturazione dell’eroicità e il secondo contraddice la missione del ‘primo violino’ dell’esercito americano in Iraq, Sully riconfigura l’eroe. Eastwood ne distilla l’essenza andando oltre la sua rappresentazione mediatica e riabilitandone la natura tragica attraverso la paura incombente della morte. Con quella paura il protagonista fa i conti dal principio, il film si apre su un aereo che scivola lungo lo skyline di New York e si schianta contro il paesaggio urbano deflagrandolo. Prima di distinguere l’oggettività della vicenda, l’aereo di Sully è realmente ammarato, Eastwood mostra allo spettatore la visione ipotetica, l’enunciato condizionale, l’incubo di Sally, l’incognita mortale connessa con l’atterraggio. Come Zemeckis (The Walk) prima di lui, recupera la gravità dell’iconografia storica US, l’immagine depositata nella coscienza collettiva e la compensa, risvegliando Sully dall’incubo e suturando le ferite di New York. Al rigore geometrico dell’uomo che cade, fotografato da Richard Drew e allineato alla verticalità della Torre Nord, Sully replica la geometria orizzontale e variabile delle ali di un airbus che galleggiano e sorreggono la vita. Quella che Sully ha garantito con un gesto solerte, abile, puro. Eppure una sorta di inerzia scorata, prodotta da una società che ha estinto l’afflato leggendario dietro a regole, protocolli, simulazioni e statistiche, prova a trascinarlo sul fondo. Certo il National Transportation Safety Board pone domande legittime e cerca la risposta giusta (ne esiste una?) ma il processo è viziato da un’accusa tacita, uno scetticismo tenace, un’idea di colpevolezza poi smentita dai fatti. Sully ha preso una decisione, probabilmente l’unica possibile. Ed è quella decisione a determinare la misura del suo eroismo, il carico di responsabilità che il protagonista ha condiviso con l’equipaggio, il co-pilota, i controllori di volo, gli agenti di polizia, i soccorritori. Insieme hanno realizzato il “miracolo dell’Hudson”, ribadendo la natura etica del lavoro (di ogni lavoro) e provando l’inscindibilità ineluttabile dei destini umani.
In aula e in fondo al film, Clint Eastwood rimette in quota il suo eroe e trasmette la medaglia da veterano ai soli eroi che la valgono: non più quelli che sparano ma quelli che si espongono. Non più quelli che scaricano coi colpi la responsabilità ma quelli che l’assumono mani alla cloche. “.” (Marzia Gandolfi – mymovies.it)
La mia vita da zucchina: Zucchino non è un ortaggio ma un bambino (il cui vero nome era Icaro) che pensa di essersi ritrovato solo al mondo quando muore sua madre. Non sa che incontrerà dei nuovi amici nell’istituto per bambini abbandonati in cui viene accolto da Simon, Ahmed, Jujube, Alice e Béatrice. Hanno tutti delle storie di sofferenza alle spalle e possono essere sia scostanti che teneri. C’è poi Camille che in lui suscita un’attenzione diversa. Se si hanno dieci anni, degli amici e si scopre l’amore forse la vita può presentarsi in modo diverso rispetto alle attese. (www.mymovies.it).
“Ci sono dei film (rarissimi) capaci di infrangere una serie di tabù (anche della categoria del politically correct) consapevoli di avere dalla propria parte uno sguardo carico di quell’umanità profonda che rivela un’altrettanto profonda e partecipe conoscenza dei soggetti portati sullo schermo. Il film ha trovato il proprio punto di partenza nel libro “Autobiographie de une Courgette” ma è Céline Sciamma, al suo top nella scrittura, che ha saputo fornirgli il giusto equilibrio tra dramma, commozione e speranza.
Perché ci viene ricordato quanto sia intensa la sofferenza di un bambino che vive una condizione familiare disastrata (la mamma di Zucchino era alcolizzata e lui conserva di lei come ricordo una lattina di birra vuota ma i suoi compagni non hanno vissuto meglio). Ci dice però anche che si può sfuggire allo stereotipo cinicamente pessimista secondo il quale ‘tutti’ gli istituti per minori sono luoghi di detenzione in cui trascorrere mesi o anni in cui i soprusi sono pane quotidiano. Non è così per Zucchino e i suoi amici anche se la speranza di trovare una possibilità di vita al di fuori resta non può venire a mancare.
Ci viene anche detto (e questa consapevolezza viene comunicata ai giovanissimi spettatori) che le prime domande sulla sessualità non sono forse mai state (e oggi lo sono ancor meno) riservate a quel periodo della vita che si chiama pubertà. Nascono infatti molto prima e bisogna aiutare i piccoli a coniugarle con il sentimento, come accade con Zucchino e Camille dopo che ci si era interrogati, dando risposte catastrofiche, su cosa accade tra due persone di sesso differente quando vanno oltre l’amicizia.
Claude Barras ha saputo mettersi ad altezza di bambino deprivato senza mai farsi tentare da uno sguardo dall’alto in basso. Lo ha fatto consegnando ad ognuno dei protagonisti (pupazzi animati in stop motion) dei grandi occhi capaci di attrarre qualsiasi spettatore (bambino o adulto che sia) che non sia privo di sensibilità.” (Giancarlo Zappoli – Mymovies.it)
Anche per la stagione 2016-2017 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.
Ingresso universitari: € 4,00
PROGRAMMAZIONE
FINE SETTIMANA
Sully di Clint Eastwood
giovedì 15 dicembre ore 21,15
venerdì 16 dicembre ore 21,15
sabato 17 dicembre ore 18,30 – 21,15
domenica 18 dicembre ore 16,30 -18,30-21,15
lunedì 19 dicembre ore 21,15
La mia vita da zucchina di Claude Barras
sabato 17 dicembre ore 17,00
domenica 18 dicembre ore 20,15
Cartone d’Autore a 4€ per tutti
Florence di Stephen Frears
giovedì 22 dicembre ore 21,15
martedì d’essai
Lo and behold – Internet: il futuro è oggi – di Werner Herzog
martedì 20 dicembre ore 21,15
ingresso 5 €
Prossimamente:Florence di Stephen Frears, Paw Patrol, Lion – La strada verso casa di Garth Davis
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