Zygmunt Bauman è stato “un pensatore che ha saputo osservare e descrivere come pochi alcune tendenze della nostra società contemporanea”. Così Sergio Belardinelli, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, raffigura il sociologo polacco morto all’età di 91 anni, definendolo “un grande specchio dei tempi”. “I suoi libri descrivono con profondità il tempo nel quale siamo”, riconosce il docente, aggiungendo però che “i temi che ha sottoposto all’attenzione di tutti esigono di essere pensati”, con “una prospettiva che sappia andare oltre la contingenza”.
La comprensione della società liquida, ad esempio, “esige categorie che lui con troppa fretta ha dato per morte”, come la metafisica. Insomma, Bauman “ci ha fatto vedere il rischio del pantano della postmodernità”, ma “la sua descrizione era deficitaria sul piano delle opportunità che pur si schiudono “, comprensibili “con un apparato metafisico-cristiano proprio della cultura classica europea, e non con quello postmoderno”. “Hegel diceva che ‘la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero’. Ecco – conclude Belardinelli -, Bauman è stato più uno specchio che lo strumento per una vera comprensione dei tempi”.
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