ZENIT – di Federico Cenci / Foto – L’Ossservatore Romano

VATICANO – Poco più di tre milioni di persone, circa l’8 per cento della popolazione dell’Egitto. Risale al 1986 l’ultimo censimento fornito dalle autorità egiziane sulla presenza dei cristiani copti nel Paese delle sfingi. Una cifra, tuttavia, che in molti allo stato attuale reputano inattendibile per difetto.

Sulla base dei registri di battesimo, la Chiesa copta arriva a calcolare la sua presenza a circa undici milioni di fedeli su 54milioni di abitanti. Una presenza comunque minoritaria ed anche antichissima, che da due millenni vive in una terra talvolta ostile.

Le persecuzioni sono come uno spettro che di tanto in tanto torna ad agitarsi sul capo dei cristiani d’Egitto. Come accaduto l’11 dicembre scorso, quando un attentato suicida ha provocato 27 vittime nella cattedrale copto-ortodossa di San Marco, a Il Cairo.

Della situazione che vive oggi la comunità cristiana in Egitto, ne hanno parlato il 6 febbraio scorso in Vaticano con Papa Francesco i vescovi della Chiesa Patriarcale di Alessandria dei Copti, in visita ad limina. ZENIT ha raggiunto Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sedrak, patriarca di Alessandria dei Copti, per parlare dei temi al centro del colloquio e del clima che si respira tra i cristiani in Egitto.

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Sua Beatitudine, come sono stati i colloqui con il Santo Padre?

C’è stata un’atmosfera molto cordiale in oltre un’ora di colloqui. Come ha dimostrato in ogni occasione durante il suo pontificato, il Santo Padre ha avuto la capacità di farci sentire la sua accoglienza e la sua vicinanza umana e spirituale.

Siete stati accompagnati da fedeli egiziani o siete venuti da soli?

Come richiesto per queste occasioni siamo venuti da soli, il Sinodo della Chiesa Copto Cattolica, composto da otto vescovi.

Dove avete alloggiato durante la permanenza a Roma? Avete incontrato rappresentanti della comunità copta in Italia?

Abbiamo alloggiato tutti alla Domus Romana Sacerdotalis, in via Traspontina. Abbiamo celebrato la Santa Messa, il pomeriggio di domenica 5 febbraio, con la comunità copta di Roma. Al termine della Messa ci siamo intrattenuti con i fedeli.

Di quali temi avete discusso con il Papa?

Principalmente si è discusso del lavoro pastorale nella nostra Chiesa, in particolar modo del cammino di formazione da intraprendere per venire incontro alle nuove sfide della nostra epoca.

Qual è oggi lo stato d’animo dei cristiani in Egitto? Dopo l’attentato dell’11 dicembre scorso alla cattedrale ortodossa del Cairo, si sono registrati altri episodi di violenza…

C’è stato un attacco terroristico molto violento nella cattedrale ortodossa, durante la preghiera. Il fatto che siano stati colpiti donne e bambini ha aumentato il nostro dolore e lo sgomento in tutto il popolo egiziano. Tuttavia la reazione è stata di assoluta civiltà e ha mostrato la vera unità di tutta la popolazione. Il Signore ha sostenuto il dolore di ciascuno di noi e soprattutto dei familiari delle vittime. Ora si può dire che tutto è tornato alla normalità, anche se non possiamo mai essere completamente tranquilli, come del resto in ogni parte del mondo al giorno d’oggi. Ma riponiamo tutta la nostra fiducia nel Signore.

Da parte del presidente al-Sisi emergono comunque segnali incoraggianti per i cristiani d’Egitto? È più facile oggi costruire chiese per voi?

Il presidente è una persona molto aperta e attenta alla situazione dei cristiani. Ha dato e continua a dare segnali di vicinanza e di cura per tutte le realtà sociali e in particolare per le minoranze. Siamo dunque grati al Signore per averci donato un tale presidente. Tuttavia la situazione politica stenta a sbloccarsi, a causa di rallentamenti burocratici e della poca chiarezza. Ciò riguarda anche la costruzione di nuove chiese.

Come sono le relazioni ecumeniche tra copti cattolici ed ortodossi?

Ci sono stati negli ultimi tempi dei grandi passi in avanti nelle relazioni tra cattolici e ortodossi. Il nuovo Papa copto-ortodosso Tawadros II è un uomo molto disponibile al dialogo e all’incrontro. Tuttavia non possiamo negare che a livello di riconoscimento pratico, soprattutto in ciò che concerne i sacramenti, c’è ancora molta strada da fare. Camminiamo con fiducia verso l’unità sapendo che è indispensabile per essere testimoni credibili del Vangelo.

Quali sono i maggiori bisogni della comunità cristiana in Egitto? Quali le priorità pastorali?

Come ogni comunità cristiana abbiamo bisono soprattutto di doni spirituali, necessari per poter incarnare il Vangelo nel nostro tempo e nella nostra amata terra d’Egitto. Come dicevamo prima, ciò di cui maggiormente necessitiamo è la ricerca dell’unità nella diversità delle confessioni e delle tradizioni presenti in Egitto. Le priorità pastorali sono l’insegnamento del catechismo, la formazione delle nuove generazioni, dei giovani, la cura pastorale delle famiglie bisognose, nonchè l’integrazione e la partecipazione alla vita sociale attraverso scuole e ospedali.

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