Gli alunni del primo anno www.scuoladiformazioneteologica.it
DIOCESI – Eccoci! Ci siamo incontrati a ottobre scorso e da allora abbiamo sfidato freddo, neve e pioggia per ritrovarci insieme ogni venerdì sera nell’aula del primo anno della Scuola di Formazione Teologica.
Bibbia e quaderno degli appunti in mano, con tanto entusiasmo e al tempo stesso pieni di apprensione per le fatiche dello studio. Ma ci diventa via via chiaro che più che a fruire di un pacchetto di lezioni, lo Spirito Santo ci ha convocati insieme per compiere un vero e proprio viaggio.
Ci tornano in mente le parole di Virgilio a Dante: “A te convien tenere altro viaggio” (Inf. I 91).
Qui, a San Benedetto e in questo preciso momento della nostra esistenza, siamo chiamati a un viaggio dentro di noi per riformulare quelle domande di senso che ci sono sorte fin da bambini e per scoprire come la nostra vita, la storia della nostra famiglia e delle nostre comunità, di generazione in generazione, è concretamente attraversata da Dio che salva, proprio come per Israele; un viaggio per capire quanto è importante entrare nel luogo sacro della nostra coscienza per fare delle scelte e non restare muti quando ci interpellano, come ci esortava il nostro vescovo all’inizio dell’anno accademico.
E scopriamo che le nostre lezioni sono chiesa in atto, la nostra classe è una piccola comunità cristiana che si interroga e ascolta, in cui ciascuno, comunitariamente appunto, mette in campo i propri doni e carismi nella ricerca della verità. Ecco allora che quando ad esempio emergono domande sul perché dell’esistenza del male e sul silenzio di Dio, è bello vedere come lo Spirito Santo circola tra noi e ci illumina nei diversi interventi e tentativi di risposta, poi ricapitolati e riordinati da Don Gianluca. E lo stesso accade negli altri corsi.
Tutto sotto la guida della Chiesa.
Giovanni Paolo II lo sottolinea chiaramente: l’uomo che si interroga sulla sua esistenza, la filosofia, troverà nella teologia “non la riflessione del singolo individuo che, anche se profonda e ricca, porta pur sempre con sé i limiti prospettici propri del pensiero di uno solo, ma la ricchezza di una riflessione comune. La teologia, infatti, nell’indagine sulla verità è sostenuta, per sua stessa natura, dalla nota dell’ecclesialità …” (Fides et ratio, pag. 147).
Come Virgilio porse la mano a Dante, anche la Chiesa attraverso questa scuola ci tende la mano. E sappiamo già che la sua mano è sicura più di quella di qualsiasi altra guida e la vogliamo afferrare con slancio, perché è la mano stessa di Cristo.
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