“La situazione va migliorando ma manca ancora quella sicurezza necessaria per pensare alla pace in modo duraturo. Ancora ieri abbiamo sentito forti bombardamenti e lanci di razzi fuori Aleppo tra esercito regolare e jihadisti.
Tra la popolazione sembra diminuire la paura di nuove incursioni dell’Isis”. Racconta così l’arcivescovo greco-cattolico, monsignor Jean-Clément Jeanbart, la vita ad Aleppo dopo che questa, alla fine di dicembre scorso, è tornata sotto il controllo delle Forze armate del presidente Bashar al Assad. “Qualche miglioramento – spiega al Sir l’arcivescovo della città – si nota. Ieri l’esercito siriano ha riconquistato una stazione idrica nella zona di al-Khafsa, ad Aleppo, dove si trovano importanti pozzi di acqua”. I residenti della città sono stati senza acqua corrente per due mesi, da quando i terroristi dello Stato Islamico aveva preso il controllo dell’impianto. “Ora tutti sperano di poter riavere l’acqua in casa quanto prima” aggiunge mons. Jeanbart. Potrebbe essere un primo importante passo per far tornare in città tutti gli aleppini che erano andati via per sfuggire alle bombe. “Per favorire questo ritorno – rivela il presule – abbiamo messo a punto ‘Aleppo vi aspetta’, un progetto che intende favorire il ritorno nelle proprie abitazioni degli sfollati”. Ma nulla può avere un futuro se la diplomazia non segna passi in avanti: “Mi pare che gli sforzi diplomatici siano tesi a lasciar andare le cose. Mi chiedo se non sia qualcosa di concertato tra le potenze internazionali che hanno occhi puntati sulla Siria. Una connivenza diplomatica che certo non reca vantaggio al nostro popolo”. Chiaro il riferimento di mons. Jeanbart ai round negoziali in corso a Ginevra.
Il quarto colloquio si è concluso il 3 marzo, dopo otto giorni di negoziati, nella città svizzera con la mediazione di Staffan De Mistura, l’inviato speciale Onu per la Siria, che al termine non ha esitato a dire che “ci stiamo muovendo nella giusta direzione”. Un quinto colloquio è previsto entro la fine di marzo, ma questa volta con “un’agenda chiara di discussione” che, secondo De Mistura, conterrà tra gli argomenti la lotta al terrorismo, come chiesto dal regime di Damasco, la governance, la Costituzione e le elezioni. Resta il fatto che anche in questa tornata di negoziale le due delegazioni non si sono sedute faccia a faccia ma hanno parlato tramite De Mistura. “Speriamo bene – rimarca l’arcivescovo –. La speranza in una soluzione politica non deve mancare anche perché i problemi sono tanti e vanno risolti. Penso alle scuole, alla sanità, al lavoro che manca, alle infrastrutture da ricostruire”. Ma c’è un pensiero che tormenta mons. Jeanbart ed è la riconciliazione. “È la priorità per noi siriani. Senza riconciliazione non andremo da nessuna parte. Purtroppo a combattere sulla nostra terra ci sono moltissimi stranieri. Sono mercenari che non sono interessati al bene della Siria e alla pace. Sono manipolati da potenze internazionali e regionali. L’80% dei siriani invece crede alla riconciliazione e al dialogo. È possibile ma gli stranieri devono andare via. Solo così potremo riconciliarci. Fin quando ci saranno stranieri non ci sarà pace. Specialmente adesso che Daesh sta subendo sconfitte sul campo”.
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