È bene ed è giusto che l’Unione europea e i suoi Stati membri, insieme ai movimenti europeisti, celebrino l’anniversario dell’adozione dei Trattati di Roma, avvenuta il 25 marzo 1957. Ed è anche importante e bene che si usi quest’occasione per riflettere e per discutere sul futuro dell’unificazione europea, nell’attesa che dal confronto con il processo di integrazione degli ultimi 60 anni si possa recuperare il consenso che è andato drammaticamente perso durante il frettoloso allargamento dell’Unione nel passaggio del Millennio e in conseguenza della crisi dei rifugiati e più recentemente l’ascesa di movimenti nazionalisti e populisti.
Ma è molto spiacevole che le dichiarazioni e le prese di posizione ufficiali, così come gli articoli e i commenti sui mezzi d’informazione, concentrandosi sulla data di adozione dei Trattati di Roma dimentichino una parte sostanziale della storia di riconciliazione e di unificazione dell’Europa, vale a dire la creazione e la sinergia della Comunità europea per il carbone e l’acciaio (Ceca) nei cinque anni che hanno preceduto i Trattati di Roma.
Questo richiamo non è solo un dovere di verità storica.
Senza la Ceca e senza i motivi che stanno alla sua origine, è difficile capire la Comunità economica europea (Cee) istituita dal Trattato di Roma, e in ogni caso non può essere apprezzata nella sua completa portata storica, e tanto meno nella sua dimensione etica.
Infatti l’unione e l’integrazione istituzionalizzata dell’Europa, che non sono cominciate con i Trattati di Roma, come invece adesso tutti affermano, hanno assunto il loro entusiasmo e la loro determinazione dalla Dichiarazione del ministro degli esteri francese Robert Schumann il 9 maggio 1950, a cui ha fatto poi seguito l’istituzione della Ceca il 18 aprile 1951 con il Trattato di Parigi.
In questa dichiarazione si ritrovano tutte le ragioni essenziali per l’iniziativa che noi oggi chiamiamo Unione europea. Come “prima tappa della Federazione europea” questa iniziativa doveva cominciare con la Ceca “su un punto limitato ma decisivo e subito”.
Si trattava innanzitutto di mettere in sicurezza in modo duraturo la pace, riconciliando i vicini europei, in particolare Germania e Francia, attraverso la cooperazione concreta, che avrebbe richiesto una “solidarietà di fatto”.
Si trattava anche di “costruire basi comuni per lo sviluppo economico”, che sarebbe nato dalla fusione e dalla gestione comune della produzione e del commercio di carbone e acciaio. Questo avrebbe dovuto anche fare in modo che qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania e gli altri Stati che avrebbero potuto partecipare, sarebbe stata “non solo impensabile, ma materialmente impossibile”.
Assicurare la pace, la cooperazione e la solidarietà, costruire basi comuni, una gestione comune: questi erano i requisiti di fondo, che gli europei, pochi anni dopo la guerra che aveva devastato città e regioni, dovevano porre per gestire la ricostruzione e la riconciliazione tra i popoli.
La Dichiarazione Schuman, ispirata da Jean Monnet, contiene anche l’affermazione sorprendente che “uno dei compiti più importanti d’Europa” deve essere “lo sviluppo del continente africano”. Data la nostra esperienza attuale con la forte e, al momento non ancora in diminuzione, pressione migratoria dall’Africa questo monito appare quasi profetico. Evidentemente su questo punto l’Europa non si è ancora assunta la sua responsabilità: si è occupata troppo poco dell’Africa e non ha investito abbastanza.
È con queste linee programmatiche che Robert Schuman ha indicato la strada del processo di unificazione avviato con la sua Dichiarazione.
E l’organizzazione della Ceca ha rappresentato una prima forma dell’ordine istituzionale e procedurale dell’Unione tra gli Stati che hanno voluto prendere parte a questo processo: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. Nelle istituzioni europee, che oggi determinano la vita politica dell’Unione, riconosciamo ancora gli organismi che dall’entrata in vigore della Ceca nel 1952 hanno retto le Comunità europee (prima quella del carbone e dell’acciaio, poi la Comunità economica e la Comunità dell’energia atomica) fino a che nel 1967 si sono fuse e dalle Comunità europee è nata la Comunità europea e nel 1992, con il trattato di Maastricht, l’Unione europea.
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