“Una grande ferita che si è aperta proprio all’inizio di questa Settimana Santa e, tra l’altro, nell’anno in cui la celebriamo nella stessa data con tutte le comunità cristiane. Sono martiri che si sono accompagnati alla passione di Gesù”. Parla con voce intrisa di tristezza monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. All’indomani degli attacchi alle chiese copte in Egitto, il vescovo a nome di tutte le comunità cristiane cattoliche d’Italia, ha inviato un messaggio alle “sorelle” e ai “fratelli” della comunità copta.
Sangue nella Domenica delle Palme in Egitto. Non si è mai pronti a immaginare tanta ferocia e violenza. Come reagire al male?
Credo che noi dobbiamo vivere questa Settimana come
una risposta alla violenza del mondo.
Proprio nel Vangelo che abbiamo letto domenica scorsa, Gesù dice basta di fronte alla violenza di quelli che lo vogliono difendere e di quelli che lo vogliono arrestare. Dice Basta. E a chi tirava fuori la spada per difenderlo, Gesù diceva: rimetti la spada al suo posto perché quelli che usano la spada moriranno di spada. Credo che questa è la risposta dei cristiani ed è la nostra profezia nel mondo di oggi. Non ne abbiamo altre.
Eppure, mons. Spreafico, le immagini dal Cairo mostrano quanta violenza è insita nel cuore dell’uomo.
Viviamo in un mondo violento, e lo vediamo innanzitutto nel terrorismo che abbiamo provato purtroppo ancora una volta in questi giorni prima a Stoccolma e poi al Cairo. Ma anche nella vita quotidiana c’è tanta violenza, troppa violenza. Non è solo la violenza dei gesti. C’è anche la violenza dei post che si mettono in rete. Abbiamo tutti assistito in queste settimane alla terribile violenza subita dal povero Emanuele, il ragazzo di Alatri ucciso a botte. Noi cristiani non possiamo sopportare un mondo così e dobbiamo ribellarci a questa logica. Seguendo Gesù, impareremo a
contrastare con le parole, con i gesti, con la gratuità del nostro amore la forza della violenza del mondo e dire ancora che la pace è possibile.
Cosa ha pensato quando ha saputo che nonostante tutto il Papa si recherà al Cairo?
Papa Francesco non si intimorirà davanti alla violenza del terrorismo.
Il Papa parteciperà alla Conferenza internazionale sulla pace promossa al Cairo dall’Università di al-Azhar. Quale messaggio possono dare le religioni in un mondo che conosce guerre e terrore?
Ho personalmente conosciuto el-Tayyib, il Grande imam della moschea del Cairo. Noi dobbiamo costruire ponti verso gli uomini e le donne delle grandi religioni mondiali che sono disponibili ad affermare una opposizione netta alla violenza e a percorrere nel dialogo una via di pace. I cristiani sono questi:
uomini e donne che costruiscono la pace.
Così sono papa Francesco, ma anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, tutti uomini che hanno creduto al dialogo tra le religioni e alla pace possibile nel mondo. Questa è la nostra via. Ne sono profondamente convinto:
il terrorismo e la violenza non devono intimorire i cristiani. Non dobbiamo chiuderci nella paura. Non dobbiamo permette che tramonti in noi la speranza in un domani di pace.
La paura non è la risposta che il Signore vuole da noi. Pur nel dolore per quanto successo, nutro una profonda fiducia che proprio questa Settimana Santa ci aiuti a riscoprire il valore dell’amore gratuito per cui il Signore ha dato la vita per noi e per il mondo.
Oggi poi è importante ripetere che la religione non ha nulla a che fare con il terrorismo. Che il terrorismo è un puro atto di violenza.
Come dice papa Francesco, dovremmo chiederci se non converrebbe ribellarsi alle guerre.
Oggi noi assistiamo a 6 anni di guerra in Siria. Non ho visto manifestazioni. È una guerra che si sta svolgendo sotto agli occhi di tutti ma nel silenzio di tutti. È uno scandalo. Per noi cristiani, il silenzio del mondo di fronte a una guerra che sta provocando tanti morti, profughi, bimbi uccisi, è uno scandalo.
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