In un’afosa notte di dicembre del 1980 i corpi di quattro donne americane (tre di loro suore cattoliche) vennero trovati in una tomba scavata di fresco in El Salvador. Erano state violentate e assassinate due giorni prima da militari salvadoregni. Di recente è stato pubblicato un libro negli Stati Uniti intitolato “A Radical Faith” (Una fede radicale), che racconta la vita di una delle suore, Maura Clarke. L’autrice, Eileen Markey, giornalista d’inchiesta i cui articoli sono apparsi su New York Times e Wall Street Journal, ricompone i fili della vita di questa coraggiosa suora missionaria passata da una tranquilla gioventù nella tradizionalista comunità irlandese di New York alle marce per la liberazione dei più poveri in Centro America negli anni ’70. L’autrice racconta al Sir la vicenda di suor Maura, ritratto della trasformazione spirituale e umana della religiosa. Un mosaico di nuovi elementi portati alla luce dalla giornalista permettono di comprendere molto meglio la sua audace ricerca di giustizia per conto degli ultimi.
Signora Markey, quale motivazione l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ho frequentato una scuola cattolica e avevamo un poster di suor Maura. Sapevo che era stata uccisa, ma volevo scoprire chi fosse questa donna prima di quella notte del 1980, quale era stato il percorso che l’aveva portata là.
In molti associano suor Maura a El Salvador. In realtà la sua opera in Centro America cominciò molto prima, e in un altro Paese.
Iniziò nel 1959 a Siuna, in Nicaragua, un villaggio minerario dell’interno. Le suore e i francescani erano lì per fornire istruzione religiosa e servizi per i poveri minatori e le loro famiglie. Maura era stata prima insegnante e poi preside di una scuola.
A quel punto, un evento “esterno”, il Concilio Vaticano II, rivoluzionò la sua vita.
A un tratto il ruolo delle suore evolse radicalmente. Prima la missione era un luogo in cui essenzialmente si diventava buoni cattolici. Ora era anche il posto in cui costruire una comunità più forte e consapevole.
C’è un momento preciso in cui questo cambiamento di ruolo si manifesta?
Potremmo dire tra la primavera e l’estate del 1964. In quel periodo suor Maura e altre religiose implementarono in Nicaragua un programma educativo chiamato “Famiglia de Dios”. Era un metodo non tradizionale per la formazione cattolica degli adulti. Suor Maura si sedeva per terra nelle capanne di questa povera gente, leggeva un passo della Bibbia, chiedeva alla gente che cosa significasse per loro. Poneva domande. Cos’è un matrimonio cristiano? Quali sono le responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri? Suor Maura era incredibilmente portata per questo lavoro.Mostrava una capacità di ascolto e un’empatia fuori dal comune. Allo stesso tempo questi dialoghi cambiarono drammaticamente la sua stessa percezione del mondo.
Come incise la sua opera nelle comunità in cui lavorò?
Quando si trasferì nella capitale Managua nel 1970 coordinava una comunità che chiedeva un prezzo più accessibile per l’acqua, percorsi degli autobus meno scomodi per chi arrivava dalle periferie. Erano battaglie semplici, al fianco dei poveri, motivate dalla convinzione che “Dio è qui con noi”. Dio è quel campesino che ha perso la sua terra e vive in una baraccopoli di Managua. Dio è quella commerciante del mercato che non riesce ad arrivare al lavoro perché l’autobus non è disponibile. Il sostrato era la teologia della liberazione secondo la quale Dio non è solo in cielo e nel tabernacolo, ma anche nelle strade.
Quando suor Maura si trasferì in El Salvador nel 1980 sapeva di essere in pericolo?
Certamente. Il governo del Nicaragua appoggiato da Washington, nel quadro dei complessi equilibri della Guerra fredda, vedeva che i poveri erano più che mai uniti da questa idea che Dio è con loro nella vita reale: nelle loro battaglie per l’accesso a cibo, fondi e terra. Per cui il regime militare metteva in atto una brutale repressione.
Il vescovo Romero venne ucciso da quel governo. Quando Maura arrivò, la situazione era orribile.
In che cosa consisteva la missione di suor Maura?
Si occupava di almeno quattro cose. Primo, documentava gli abusi dei diritti umani, andando sul posto, parlando con le vittime e inviando dettagliati rapporti a un ufficio competente dell’arcidiocesi. Secondo, distribuiva cibo, vestiti e medicine in comunità e villaggi isolati dal governo per la presenza di guerriglieri anti-governativi. Terzo, continuava il lavoro di formazione religiosa per adulti. Quarto, metteva in salvo e nascondeva persone minacciate, che si trovavano sulla lista nera degli squadroni della morte.
Signora Markey, lei ha trascorso quasi cinque anni a ricostruire la vita di Maura Clarke. Qual è la lezione che ci ha lasciato questa suora?
Ci ha insegnato ad ascoltare, a interessarci agli altri. Per lei anche le persone più povere e umili erano importanti.La sua grandezza sta nel non essere andata oltre il suo ruolo, ma averlo svolto con così tanta energia e fede.Questo ci dice di quanto l’insegnamento cattolico sia semplice e al contempo però estremamente rivoluzionario.
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