Ritorna con una fedeltà insopprimibile e con l’efficacia attualizzante del “memoriale” l’evocazione storico-liturgica – quest’anno coincidente per tutte le confessioni cristiane e quindi occasione comune per tutte le culture in cui esse vivono – dell’evento unico che ha segnato per sempre la vicenda umana: c’è Uno che è risorto dai morti! L’annuncio è comunicato a una donna per prima, anzi a lei – “apostola degli apostoli” – è affidato il compito di comunicarlo ai “fratelli” discepoli del Maestro perché sappiano che quanto promesso – anche se impensabile e incredibile – si è avverato.
La descrizione pittorica concentra gli elementi classici della narrazione: la tomba vuota e gli angeli in candide vesti, con la duplice palma del più grande Martirio, la pietra rotolata via, il lenzuolo afflosciato, il contesto de giardino – come nuovo giardino della nuova creazione -, il sudario e la croce come trofeo di vittoria definitiva sulla morte, il Risorto luminoso e rassicurante, con i segni della crocifissione, e la Maddalena prostrata che non deve “toccarlo”, ma che ne constata la sconvolgente reale presenza.
Cambia ora per sempre la sua vita, cambierà quella degli amici apostoli, quella di ciascuno di noi che – anzi se – aderiamo davvero, non tanto con gli occhi del corpo, ma con quelli della mente e del cuore a questo grande mistero.
Sappiamo che può cambiare – nella direzione giusta e sperata – anche la vita di ogni donna e di ogni uomo, quella dell’intera umanità; anche oggi, in questo tempo travagliato, in questa inedita, tragica e assillante, “guerra” senza inizio e senza fine, nelle vicende politiche, sociali e culturali insolubili o impenetrabili, spesso indifferenti e refrattarie, in questa nostra vicenda storica contemporanea apparentemente inestricabile.
0 commenti