“Sarebbe soprattutto necessario che la Chiesa, le chiese, senza paura tornassero semplicemente a ispirarsi alle parole e al comportamento di Gesù verso le donne”. Enzo Bianchi, priore e fondatore della Comunità Monastica di Bose, sta arrivando al termine del suo lungo studio – che è anche un vero e proprio viaggio in compagnia di un Protagonista sempre affascinante e suggeritore di nuove letture -, “Gesù e le donne” (Einaudi, 124 pagine). Non è solo la rivendicazione di un posto più importante per le donne come in alcuni episodi i Vangeli, in certi passi anche gli Apocrifi, suggeriscono.
Il libro rappresenta anche il tentativo di comprendere quanto più possibile l’atmosfera e la psicologia profonda di alcuni episodi in cui la donna emerge di fronte a Gesù, con i suoi carismi, che non sono solo quelli tradizionali dello stare da parte e del nascondimento.
Bianchi ricorda che anche Rabano Mauro, vissuto in epoca carolingia, aveva conferito una grande importanza nella diffusione del Messaggio a Maria di Magdala. Su questa per certi versi ancora enigmatica figura femminile, confusa, come ricorda l’autore, talvolta con altre donne, si sofferma l’attenzione dello studioso. La Maddalena ama di “un purissimo amore” Gesù, e questo è un punto fondamentale. Al di là di costruzioni – e decostruzioni – basate sulle visioni del mondo in varie epoche, emerge per Bianchi la capacità tutta femminile non solo di amare in modo disinteressato, ma di immedesimarsi nel messaggio della persona amata. L’amore per il Cristo è dedizione totale, non sensualità o gelosia. Per questo sono proprio le donne le testimoni della Resurrezione. Hanno creduto in ciò che sembrava impossibile, dopo aver accettato fino in fondo l’apparente sconfitta e la morte della persona tanto amata. Ai piedi della croce, accanto a Giovanni, c’erano loro, e non altri uomini, scrive Bianchi.
Non è solo un problema di interpretazione delle Scritture e degli Apocrifi, ma anche di rappresentazione artistica: Maria di Magdala appare in ruoli importanti nella cattedrale di Marsiglia, in quella di Salamanca e altrove.
Quello che più risalta in questo libro è lo sforzo di dare una identità psicologica a donne destinate a rimanere eternamente nell’ombra di mansioni umili e nella proibizione di mostrarsi nella loro stessa casa. Leggendo queste pagine, sembra che soprattutto le donne riescano a capire fino in fondo il messaggio di Gesù, intuirne la profondità e nel contempo, umanamente, avvertire il morso della mancanza, della “nostalgia per ciò che è stato e non potrà più ritornare”.
Un libro per chi voglia approfondire i sentimenti dei protagonisti, soprattutto le protagoniste, dell’origine del messaggio cristiano.
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