ZENIT
Riprendiamo di seguito il messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ai musulmani per il mese del Ramadan, diffuso il 2 giugno scorso dalla Santa Sede. Il testo porta la firma del presidente dell’organismo, il cardinale Jean-Louis Tauran, e del segretario, mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.I.
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Cristiani e musulmani:
insieme per la cura della casa comune
Cari fratelli e sorelle musulmani,
Vogliamo assicurarvi della nostra solidarietà orante in questo tempo di digiuno nel mese di Ramadan e per la celebrazione conclusiva di ‘Id al-Fitr, estendendo a voi di cuore i nostri migliori auguri di serenità, gioia e abbondanti doni spirituali.
Il Messaggio di quest’anno è particolarmente attuale e significativo: cinquant’anni fa, nel 1967, solo tre anni dopo l’istituzione di questo Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (PCDI) da Papa Paolo VI, il 19 maggio del 1964, per la prima volta fu inviato un Messaggio per questa occasione.
Negli anni seguenti, due Messaggi sono stati particolarmente importanti: quello del 1991, durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, dal titolo “La via dei credenti è la via della pace”, e quello del 2013, nel primo anno di pontificato di Papa Francesco, dal titolo “La promozione del mutuo rispetto attraverso l’educazione”, entrambi firmati dai Pontefici stessi.
Tra le numerose attività del PCDI per promuovere il dialogo con i musulmani, la più importante e di lunga data è il Messaggio annuale per il Ramadan e per ‘Id al-Fitr, rivolto ai musulmani di tutto il mondo. Per condividere questo Messaggio nel modo più ampio possibile, il PCDI è assistito dalle comunità cattoliche locali, come pure dai Rappresentanti Pontifici presenti in quasi tutti i paesi del mondo.
L’esperienza di entrambe le nostre comunità afferma il valore di questo Messaggio per promuovere cordiali relazioni tra vicini e amici cristiani e musulmani, offrendo riflessioni su sfide attuali e urgenti.
Per quest’anno, il PCDI si ispira alla Lettera Enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’- Sulla cura della casa comune”, indirizzata non solo ai cattolici e ai cristiani, ma a tutta l’umanità.
Papa Francesco attira l’attenzione sui danni causati all’ambiente, a noi stessi ed ai nostri simili, dai nostri stili di vita e dalle nostre decisioni. Ci sono, ad esempio, alcune prospettive filosofiche, religiose e culturali che rappresentano una minaccia per il rapporto dell’umanità con la natura. Accogliere questa sfida coinvolge tutti noi, a prescindere dal fatto che professiamo o meno una credenza religiosa.
Lo stesso titolo dell’Enciclica è espressivo: il mondo è una “casa comune”, una dimora per tutti i membri della famiglia umana. Pertanto, nessuna persona, nazione o popolo può imporre in modo esclusivo la propria comprensione del pianeta. È per questo che Papa Francesco invita a “rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del nostro pianeta. … perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti” (n. 14).
Papa Francesco afferma che “la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore” (n. 217). Ciò che serve è l’educazione, un’apertura spirituale e una “conversione ecologica globale” per affrontare adeguatamente questa sfida. Come credenti, il nostro rapporto con Dio deve essere sempre più evidente attraverso il modo di rapportarci al mondo che ci circonda. La nostra vocazione di essere custodi dell’opera di Dio non è né facoltativa, né marginale in relazione al nostro impegno religioso come cristiani e musulmani: è parte essenziale di esso.
Possano i pensieri religiosi e le benedizioni che derivano dal digiuno, dalla preghiera e dalle buone opere, sostenervi, con l’aiuto di Dio, sulla via della pace e della bontà, nel prendervi cura di tutti i membri della famiglia umana e di tutto il Creato!
È con questi sentimenti, che vi auguriamo, ancora una volta, serenità, gioia e prosperità.
Dal Vaticano, 19 maggio 2017
Jean-Louis Cardinale Tauran
Presidente
Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J.
Segretario
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