“L’amore fiducioso nel Padre”, “l’amore confidente e incondizionato a Cristo”, “l’amore consolante nello Spirito”, “la completa dedizione a Cristo, alla Chiesa, all’umanità tutta, nella luce abbagliante e protettiva di Maria”. E ancora “la finezza nei modi, la sensibilità e la cordialità nell’avvicinarsi all’interlocutore, chiunque esso fosse, intima espressione del suo desiderio di avere ‘un cuore grande, capace di comprendere gli altri cuori’”, la sua cultura, “l’abnegazione, la riservatezza, la discrezione e l’umiltà quali peculiarità della sua persona”. Questi gli insegnamenti lasciati da Papa Paolo VI alla nipote Chiara Montini Matricardi, che oggi racconta nel volume “Processo a Montini. Paolo VI nel racconto dei testimoni bresciani intervenuti nella causa di canonizzazione” edito da Morcelliana e curato da Massimo Tedeschi. Per la nipote gli anni del pontificato (1963-1978) dello zio rivelarono “il coraggio nell’accettare il confronto con la modernità, la generosità nel donarsi e nel sacrificarsi, il dialogo sempre aperto, cercato e mai trascurato, confermando quanto aveva in passato affermato: ‘Per fare il proprio dovere, bisogna fare qualcosa di più del proprio dovere’”. “Io crebbi – scrive ancora – in una famiglia eccezionale: senza quasi rendermene conto assorbii giorno dopo giorno nel profondo del cuore e nell’intimo della mia persona grazie, esempi, doni e insegnamenti edificanti ed ebbi ad ogni incontro la certezza di un sostegno, sentendomi protetta e accolta in un ‘abbraccio benedicente’, di cui sempre sarò grata allo zio”.
La beatificazione di Paolo VI, il 19 ottobre 2014, “mi ha chiamato più volte in causa facendomi riflettere non solo sulla grandezza di Giovanni Battista Montini ma sul privilegio e l’onore di essere nata e cresciuta in una famiglia così eccezionale”, aggiunge. “La mia natura e il mio stile di vita sono da sempre contrassegnati dalla riservatezza e da una sorta di timidezza che nel corso degli anni hanno costruito quasi un muro o meglio un velo dietro al quale tenevo i miei ricordi, le mie esperienze, gli insegnamenti ricevuti attraverso altissimi esempi. La discrezione – conclude la nipote – è una virtù connaturata nello stile familiare ‘montiniano’, così forte e pregnante, che ha inevitabilmente plasmato e definito la mia persona”.
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