Diffuso nei giorni scorsi, il rapporto traccia i movimenti dei cristiani mediorientali alla luce degli stravolgimenti nella regione di questi ultimi anni, come la guerra in Siria, in Iraq e l’avvento dello Stato islamico che, si legge nella presentazione, “hanno frantumato le culture e i Paesi che costituiscono la culla stessa del cristianesimo costringendo i fedeli di Gesù a emigrare all’estero o a vivere da sfollati nelle nazioni vicine”. Incrociando i dati provenienti da diverse fonti tra cui l’Annuario pontificio della Santa Sede, il “World fact book” della Cia (pubblicazione annuale dell’agenzia di spionaggio Usa), l’Onu, la Banca mondiale, l’Ufficio del censimento degli Usa, la Cnewa ha scattato quella che può essere definita una vera e propria istantanea del Cristianesimo in questa tormentata regione del mondo.
L’Iraq è tra le nazioni dove si registra un evidente calo del numero dei cristiani dovuto alle guerre e agli scontri settari che hanno devastato il Paese sia economicamente che politicamente. “Negli anni ’90 i fedeli cristiani erano oltre 1 milione. Nel 2006 se ne contavano a mala pena 300mila”. Nell’estate del 2014, con l’invasione da parte dello Stato Islamico della Piana di Ninive, i cristiani sfollati in Kurdistan e nei Paesi limitrofi (Giordania, Turchia e Libano) sono stati, per Cnewa, 140mila, 50mila quelli che hanno lasciato il Paese.
Nella Siria distrutta dalla guerra civile scoppiata nel 2011 la popolazione cristiana si è dimezzata. Per Cnewa i cristiani sono passati da 2,2 milioni del 2010 al 1,1 milione del 2017. Centinaia di migliaia di cristiani hanno lasciato il Paese. Tuttavia, annota Cnewa,
“le radici della Chiesa in Siria sono profonde e tenute in vita da comunità e parrocchie locali.
La speranza è che con l’agognata stabilità la popolazione cristiana sfollata possa tornare”.
L’Egitto è il Paese dove abita la più grande comunità cristiana mediorientale, con i suoi 9,4 milioni di fedeli (10% della popolazione totale) copti. Anche qui, riferisce il rapporto Cnewa, le agitazioni politiche ed economiche si sono unite ad atti di violenza settaria di matrice islamica contro i cristiani che hanno visto ben 76 chiese bruciate in questi ultimi anni. Cnewa afferma che, dal 1910 ad oggi, la popolazione cristiana si è dimezzata passando dal 20% al 10% della popolazione. La maggior parte dei copti che hanno lasciato il Paese si trova in Canada e negli Usa.
In Israele, come spiega il rapporto, oggi si contano 170mila cristiani, in larghissima maggioranza arabi israeliani, che corrispondono al 2,4% della popolazione. Nel 1948, anno di nascita di Israele, i cristiani raggiungevano il 20%. Con lo scoppio del conflitto arabo-israeliano molti palestinesi di fede cristiana hanno lasciato il Paese. Oggi accanto a fedeli melkiti, ortodossi, latini, armeni e maroniti si aggiungono immigrati dall’ex Unione Sovietica, arrivati in Israele grazie alla Legge sul Ritorno (1950). “Alcuni osservatori – si legge nel rapporto – parlano di oltre 300.000, tra cui molti ortodossi”. Ci sono anche 60mila tra eritrei, etiopi, filippini, indiani, centro americani, rumeni e moldavi, in larga parte cristiani. In Cisgiordania (West Bank) i cristiani sono 59mila (2,5%), nel 2010, afferma Cnewa, erano 50mila. A Gaza, invece, sono solo 1.300 su 2 milioni di abitanti. La presenza cristiana a Gerusalemme si attesta a 15.800 fedeli, su una popolazione, si legge nel rapporto, di 870mila abitanti.
La Giordania attualmente conta circa 350mila cristiani, poco più del 2,2% della popolazione che è in larghissima maggioranza musulmana sunnita. Con la guerra in Siria, in Iraq e la presenza dell’Isis, il Regno Hashemita ha visto l’arrivo, negli ultimi tre anni (2014-2017), di oltre 30mila cristiani iracheni, 1.000 le famiglie che si sono stabilite in Australia e Canada.
Analoga situazione per il Libano dove nel 1932, spiega Cnewa, la metà della popolazione era cristiana. Oggi la percentuale dei cristiani è intorno al 40% stimata da Cnewa in circa 2 milioni, (2,6 milioni nel 2010). La presenza di centinaia di migliaia di sfollati dalla Siria, “tutti lavoratori a basso costo”, spinge molti libanesi a emigrare all’estero.
Futuro incerto. “Il rapporto – spiega Michael J.L. La Civita, direttore della comunicazione Cnewa – dimostra che
nonostante le persecuzioni, subite nei secoli, i cristiani della regione sono sempre stati tenaci e hanno dimostrato voglia di vivere.
Pur spostandosi da un luogo all’altro – lasciandosi dietro i loro antichi centri come Antiochia o la Piana di Ninive per luoghi più sicuri come Baghdad e Damasco – i cristiani del Medio Oriente hanno preservato la loro identità, cultura, lingua e riti. Hanno ricostruito monasteri e conventi, chiese e scuole, prosperando in era moderna anche quando il fanatismo ideologico e l’intolleranza crescevano”. Nonostante ciò, rimarca La Civita,
“sono sempre di più quelli che oggi approfittano delle opportunità loro concesse per lasciare definitivamente la regione. Così, invece di restare vanno ad ingrossare le comunità in America, Europa e Oceania. Per quanto tempo queste comunità riusciranno a nutrire e conservare la loro cultura e identità resta tutto da vedere”.
0 commenti