ACCUMOLI – Ad un anno da terremoto, nel giorno del silenzio, abbiamo partecipato alla via crucis che si è tenuta ad Accumoli, ieri, mercoledì 23 agosto. E già buio quando arriviamo ad Accumoli. Le strade per il paese sono presidiate dall’esercito, ma subito oltre, sulla collina si intravedono i nuovi moduli abitativi. Tanta gente si è radunata per un momento di preghiera.
E’ stato bello salutare e riabbracciare questi fratelli e sorelle con cui abbiamo avuto modo di condividere un anno, in quanto ospiti negli hotel della nostra città. Erano radunati in tanti per partecipare
Don Stanislao invita al silenzio mentre si ode il rintocco di una campana. Inizia così la celebrazione della via crucis. Le persone, attraverso le riflessioni proposte, hanno vissuto non solo il cammino della croce di Gesù, ma anche quello personale e comunitario. Tra le meditazioni scritte dal parroco don Stanislao, significativa è stata la meditazione della sesta stazione:
Ecco il Signore coperto di piaghe, con il volto pieno di sangue e di sudore e accanto a lui c’è una ragazza coraggiosa che asciuga il suo volto. Con lo stesso gesto la Veronica dimostra il suo amore e il suo affetto verso di lui: come se volesse dirgli, senza dirgli nulla, che la sua vita ha un senso. Il suo cammino ha un senso, il suo dolore ha un senso. Veronica è immagine di ogni persona che non ti lascia in preda al male, ma cerca di reagire secondo le sue possibilità portandoti il sollievo, conforto e la vicinanza, affinché tu non abbia alcuna sensazione di essere abbandonato al male ma sia circondato di vero amore. In questa immagine c’è il segreto della nostra rinascita. Quanta fiducia infatti, quanta voglia di vivere e di ricominciare ci hanno trasmesso tutte quelle persone di buona volontà che ci hanno circondato del loro affetto e della loro carità. L’accorgerci di non essere soli di fronte alla prova, è stato davvero salutare. Le persone che ci hanno circondato del loro affetto, facendolo in modo completamente disinteressato, erano felici di aiutarci e questo ci ha trasmesso la fiducia nel futuro e la fiducia nell’uomo. È stato l’amore a salvarci. È stata la mano benefattrice del prossimo a farci credere che non tutto è finito. In questa stazione vogliamo fare un omaggio alla carità, perché grazie alla carità sperimentata nei mesi di prova, noi con la fiducia guardiamo al futuro. Non vogliamo, o Gesù, perdere facilmente questa fiducia. Anche se la strada è in salita, e si prevedono facilmente le future difficoltà, noi comunque vogliamo essere fiduciosi. È vietato disperare. Non serve a nulla lamentarsi. Vogliamo prendere la nostra vita nelle nostre mani e gestirla nel migliore dei modi.
È stato un momento forte di preghiera, di riflessione, di speranza, Il vescovo Domenico a conclusione della veglia, ha sottolineato il gesto compiuto da alcuni ragazzi e adolescenti che ad ogni stazione hanno portato una pietra delle 14 chiese, espressione della nostra fede e della nostra identità, distrutte dal sisma. Il senso – afferma Mons. Pompili – non è quello di attendersi da loro la ricostruzione da quello che è stato distrutto, ma è quello di vedere in loro la ragione per promuovere la rinascita, l’amore è la vita che si trasmette a quelli che ci seguono per superare le asperità della morte.
In chiusura è stato trasmesso il video realizzato nella sede Caritas di San Benedetto del Tronto
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