SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dal 12 al 19 agosto la nostra Compagnia dei Tipi Loschi ha trascorso uno stupendo campo estivo a Folgarida ai piedi delle Dolomiti trentine. Eravamo 170 persone tra famiglie, ragazzi e bambini che hanno invaso un intero albergo in questa località montana in provincia di Trento.
Le giornate di sole ci hanno permesso di fare belle passeggiate tra i boschi di montagna e abbiamo apprezzato la bellezza di laghetti con rifugi come si vedono nelle cartoline.
C’erano dei percorsi differenziati tra i ragazzi che procedevano più spediti e noi famiglie che con i bambini andavamo più lentamente, ma poi ci ricongiungevamo ai ragazzi attraverso un percorso alternativo.
Abbiamo visitato il santuario di San Romedio un monaco eremita del 1000 che per andare a trovare il suo vescovo, non potendoci andare con il cavallo, sbranato da un orso, rese prima mansueto la belva e poi in sella ad essa andò a trovare il vescovo. Abbiamo ammirato anche un orso che vive in un recinto del santuario. In questa settimana abbiamo rafforzato la nostra amicizia e ci siamo ritemprati nel corpo respirando aria salubre e fresca e nello spirito, pregando insieme, partecipando alla messa e recitando il rosario tutti i giorni e seguendo le interessati riunioni di Marco Sermarini e del monaco benedettino di Norcia Padre Cassian. Marco si è soffermato sul settimo capitolo della regola di San Benedetto da Norcia dove si parla dei 12 gradini dell’umiltà che non solo i monaci, ma anche ogni cristiano deve coltivare e vivere per raggiungere la santità.
Ciò che blocca ognuno di noi è la superbia e la nostra volontà che ci impedisce di progredire nella vita cristiana. Il primo gradino dell’umiltà è il Timor di Dio, che non è la paura di Dio, ma il rispetto verso nostro Signore, riconoscendo che Lui è il Creatore e noi siamo sue creature. Occorre non sentirsi “palloni gonfiati o padre eterni” perché questo ci porta alla rovina e ci rende infelici. Per vivere nella gioia occorre fare come i bambini che si fidano dei genitori, obbediscono e seguono i loro consigli.
Così anche noi, per progredire verso la santità, dobbiamo mettere da parte il nostro orgoglio, fidarci di Dio e della sua volontà facendoci aiutare nella Compagnia dagli amici con più esperienza per camminare insieme verso il Paradiso e la santità. Un po’ come in un sentiero di montagna dove da soli si fa fatica, ma insieme agli amici è più facile arrivare in vetta e godere insieme la bellezza del panorama.
Marco ha ribadito che l’umiltà è la madre dei giganti. I Santi lo erano e noi tutti ci impegneremo a vivere e a coltivare nel nostro cuore questa virtù.
Padre Cassian ha fatto una riflessione sul capitolo 10 del Vangelo di San Giovanni dove si parla di Gesù il Pastore, il recinto delle pecorelle e i briganti.
Gesù è il buon Pastore che conosce le pecore singolarmente ed è disposto a dare la vita per loro. Il recito è l’immagine della Chiesa, della Compagnia dove noi pecorelle siamo al sicuro. Occorre stare attenti perché se ci allontaniamo dal recinto sono pronti i briganti che non hanno alcun interesse positivo su di noi, ci ammaliano, ci illudono, ci portano sulla cattiva strada e poi ci abbandonano a noi stessi. Nella Chiesa e nella Compagnia abbiamo invece amici pronti ad aiutarci quando siamo in difficoltà. Dipende da noi non perdere questa opportunità che Dio ci propone per essere felici.
Siamo tornati a casa contenti di questa settimana vissuta insieme con l’impegno di far tesoro degli insegnamenti ricevuti per viverli nella vita quotidiana.
Mario Vagnoni.

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