“Il cristiano sa che il Regno di Dio, la sua signoria d’amore sta crescendo come un grande campo di grano, anche se in mezzo c’è la zizzania”. È la parola di speranza con cui il Papa ha concluso l’udienza di ieri, in Aula Paolo VI, dedicata a questo tema. “Sempre ci sono problemi, ci sono le chiacchiere, le guerre, le malattie – ha proseguito a braccio – e alla fine il male non vincerà, alla fine il male sarà eliminato”. “Il futuro non ci appartiene, ma sappiamo che Gesù Cristo è la più grande grazia della vita”, ha assicurato Francesco: “È l’abbraccio di Dio che ci attende alla fine, ma che già ora ci accompagna e ci consola nel cammino. Lui ci conduce alla grande tenda di Dio con gli uomini, con tanti altri fratelli e sorelle, e porteremo a Dio il ricordo dei giorni vissuti quaggiù. E sarà bello scoprire in quell’istante che niente è andato perduto, nessun sorriso e nessuna lacrima. Per quanto la nostra vita sia stata lunga, ci sembrerà di aver vissuto in un soffio. E che la creazione non si è arrestata al sesto giorno della Genesi, ma ha proseguito instancabile, perché Dio si è sempre preoccupato di noi. Fino al giorno in cui tutto si compirà, nel mattino in cui si estingueranno le lacrime, nell’istante stesso in cui Dio pronuncerà la sua ultima parola di benedizione: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose!’”. “Sì, il nostro Padre è il Dio delle novità e delle sorprese”, ha ribadito il Papa tornando sull’affermazione iniziale della catechesi: ” E quel giorno noi saremo davvero felici. Piangeremo sì, ma piangeremo di gioia”.
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