“Considerate sempre i docenti vostri nemici”. Chi lo dice? Un preside ai suoi studenti. Nello specifico il preside del liceo Fermi di Bologna, Maurizio Lazzarini, rivolgendo loro il saluto di inizio d’anno.
Naturalmente si tratta di una provocazione. Nella lettera, infatti, il dirigente elenca un decalogo per i ragazzi, precisando bene: “Se seguirete tutte e dieci le regole non farete fallire la Scuola, farete qualcosa di peggio: fallirete voi”.
Curiosa l’iniziativa. E, speriamo, efficace, per far riflettere un po’ tutti – l’anno scorso Lazzarini si era concentrato su un decalogo, ugualmente ironico e provocatorio, destinato ai genitori – sull’importanza della scuola e sulle responsabilità condivise. Senza dimenticare qualche sguardo critico alle riforme in corso. Così, ad esempio, dopo l’invito iniziale alla conflittualità – che fa risaltare immediatamente l’assurdità di comportamenti peraltro diffusi – ecco una raccomandazione altrettanto urticante: “Durante le noiose ore di lezione usate il vostro smartphone: persino la Ministra Fedeli ha detto che è consentito”. Cellulare in classe? Ma per far cosa? Il dibattito è aperto.
La terza regola punta diritta all’impegno di ciascuno: “Siccome la scuola è lunga – scrive il preside – prendetela con comodo, prendetevi pure qualche minuto in più al mattino, qualche minuto in più all’intervallo”. Entrare in ritardo in classe? Che sarà mai… La puntualità è obsoleta. O no?
Sempre in tema di impegno, ecco l’indicazione per lo studio, grande fatica per chi deve affrontare la scuola. Ma si può rimediare: “Studiate solo il giorno prima delle verifiche, due se volete esagerare, e se poi non siete pronti state a casa”. Ci sarà qualche genitore pronto a firmare la giustificazione al proprio pargolo terrorizzato dai doveri scolastici. Oppure – qui si potrebbe aggiungere un consiglio, ma sicuramente non ce n’è bisogno – la firma si può sempre falsificare. E la responsabilità? Cose vecchie. Sulla stessa linea la quinta regola del preside: “Evitate di fare i compiti a casa, fior di pedagogisti vi dicono che sono inutili, tuttalpiù copiateli la mattina stessa”. E durante le verifiche? Neanche da pensarci: “Copiate le risposte: è più semplice che rimettersi da capo tutte le volte”. Perché fare fatica?
“Non accettate voti e consegne, trattate fino allo sfinimento o vostro o dei prof”. Così va avanti il decalogo. E ancora: “Cercate di evitare il più possibile i colloqui dei vostri genitori con i prof…tanto si sa, non si capiscono”. E poi: “Fin da subito togliete valore al registro elettronico (non è aggiornato, non funziona, i prof non lo sanno usare…)”. Infine c’è l’”arma totale”, la risorsa ultima suggerita da Lazzarini: “Soprattutto, quando non sapete più cosa dire urlate ‘Adesso vado dal Preside!’”.
Il decalogo strappa più di un sorriso a chi lo legge. Perché a ben vedere evidenzia comportamenti veri, atteggiamenti che spesso si riscontrano nella scuola e che, messi alla berlina in questo modo, risultano in tutta la loro futilità. E forse il linguaggio del paradosso è efficace con gli studenti e non solo. Dalle regole farlocche del liceo bolognese risulta ben chiaro come la scuola sia e richieda il contrario. E inoltre, quel sorriso che strappano le regole bolognesi dice anche un’altra cosa: la scuola è e può essere vissuta come esperienza bella e leggera”, dove le responsabilità condivise diventano non un fardello pesante e noioso, ma occasioni e risorse, uno zaino pieno di tesori. Grazie preside Lazzarini.
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