Quando “non entra la Parola di Dio, non c’è posto per l’amore e in fine non c’è posto per la libertà”. Così Papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata ieri mattina a Casa Santa Marta. Secondo quanto riferisce Radio Vaticana, Papa Francesco commentando le letture odierne si è soffermato sulla “stoltezza” che sta “nell’incapacità di ascoltare la Parola”, “una sordità che porta alla corruzione”. Per Gesù sono corrotti i dottori della Legge, che si preoccupavano di rendere bello soltanto “l’esterno delle cose”; sono “corrotti dalla vanità, dall’apparire, dalla bellezza esteriore, dalla giustizia esteriore”. I pagani, invece, hanno la corruzione dell’idolatria. E ci sono anche idolatrie di oggi – ha rilevato il Papa – come il consumismo o il cercare un dio comodo. Infine, ci sono i cristiani che si sono lasciati corrompere dalle ideologie, diventando “ideologi del cristianesimo”. Tutti e tre questi gruppi a causa di questa stoltezza, “finiscono nella corruzione”. Per Francesco, “la stoltezza è un non ascoltare”. “Lo stolto non ascolta. Lui crede di ascoltare – ha insistito – ma non ascolta”. “Per questo la Parola di Dio non può entrare nel cuore, e non c’è posto per l’amore. E se entra, entra distillata, trasformata dalla mia concezione della realtà”. Così si diventa “schiavi” e si scambia “la verità di Dio con la menzogna”. La “sordità non lascia posto all’amore e neppure alla libertà: ci porta sempre a una schiavitù”. “Ascolto, io, la Parola di Dio? Ma la lascio entrare? Questa Parola, la lascio entrare o a questa parola sono sordo? E la trasformo in apparenza, la trasformo in idolatria, abitudini idolatriche, o la trasformo in ideologia?”, ha chiesto il Papa. Invitando a guardare le “icone degli stolti di oggi”, il Papa ha affermato che “ci sono cristiani stolti e anche pastori stolti”, ricordando che “Sant’Agostino li bastona bene, con forza” perché “la stoltezza dei pastori fa male al gregge”. “Accanto a questa stoltezza guardiamo il Signore che sempre è alla porta”, l’invito del Papa che ha chiesto di pensare alla nostalgia del Signore per noi: “del primo amore che ha avuto con noi”.

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