DIOCESI – Cosa dobbiamo imparare da Cagliari? Nella strada che ci ha condotti come delegati diocesani (insieme a Don Giuseppe Giusdici e a Franco Veccia) al ritorno, molti sono stai gli interrogativi, le riflessioni e le esperienze raccolte in questi quattro giorni intensi.
Ne susseguono perciò dei punti che più o meno provano a raccogliere il tutto: Il lavoro deve essere degno e lontano dalla classica logica del guadagno come unica fonte di arricchimento umano, bisogna contrastare la logica del lavorare troppo o del non lavorare.
C’è la necessità di fornire da parte di impresa e dallo Stato Politiche di inclusione e non di reddito (generatore di guadagno senza fatica). Le aziende devono tutelare e promuovere le buone pratiche Le aziende sono i soggetti per primi interessati a dover mettere in atto le “buone pratiche”.
Entrati di fatto nell’era dell’industria 4.0 si è posto, di fatto, che il fattore umano inciderà sempre positivamente su quello tecnologico per elementi quali le innovazioni human based, prodotti sviluppati si da macchinari ma progettati da persone con un livello d’istruzione a stampo umanistico che danno ricchezza aggiunta al prodotto finale. Da cambiare sicuramente anche la qualità dei rapporti umani all’interno delle imprese, sempre e solo incentrati al raggiungimento di obbietti di risultato economico trascurando la ricchezza umana che lo raggiunge. Una nazione che ha bisogno di una vera formazione
Il problema più ricorrente all’Interno del convegno è sempre stato quello di una mancata formazione che non riesce a incontrare la domanda e l’offerta nel mondo del lavoro. Nel sistema scolastico ad esempio i docenti ben poco sanno del lavoro che andranno a fare gli studenti nelle alternanze e le aziende, molto spesso, ben poco riescono a fornire una formazione reale allo studente.
Nel mondo del lavoro invece per quanto riguarda l’apprendistato, utilizzato per ottenere forza lavoro temporanea con un minimo di formazione indotta al contrario dei tre anni richiesti. A questo si è mossa una proposta di istituzionalizzare il “sistema duale” promosso dall’ENFAP(un 50 e 50 tra conoscenza e teoriche e lavoro). Una chiesa, che deve contribuire a fornire strumenti di crescita professionale La chiesa riconosce il suo dovere di mettersi in campo in questa crisi sociale. Ha l’obbligo di promuovere all’interno delle proprie comunità le politiche inclusive di lavoro, utilizzare gli oratori anche come luogo di apprendimento di piccoli lavori, saper condurre alle giovani generazioni verso un’orientamento lavorativo pensato e fornire attraverso i propri mezzi aiuti alle piccole realtà in via di sviluppo.
Si pensi al progetto Policoro, che nel corso di pochi anni sta costruendo una grande rete di sviluppo con molte realtà lavorative promosse sul territorio nazionale. Uno stato che oltre ad erogare servizi sappia aiutare lo svlippo culturale ed umano, che tenga conto della ricchezza ambientale negli ambiti in cui operi, che possa utilizzare il PIR(piani individuali di risparmio) come strumento di sostentamento verso le PMI. Si è anche sottolineato come è moralmente scorretto il delicato tema dei ribassi nelle gare di appalto delle P.A. , con una politica poco corretta che va molto spesso a svantaggio di imprese locali(tra cui anche cooperative sociali).
Conclusioni: Sebbene alla prima vista potrebbe apparire il “solito convegno” di idee e scambi di informazioni, la 48esima settimana sociale a Cagliari può essere un tassello importante per il rilancio del lavoro, consapevoli di non aver trovato “soluzioni” o “istruzioni” ma piuttosto conosciuto e riscontrato realtà lavorative che si rispecchiano pienamente nella dottrina cattolica e la spinta soprattutto di una economia sociale che mira ad arricchire il valore della persona anziché solo quello finanziario. Non solo il terzo settore può essere lo slancio ma anche e soprattutto l’uso delle buone pratiche nelle imprese. Minore soddisfazione sul lato politico, sebbene il primo ministro Gentiloni abbia inaspettatamente ben accolto le proposte varate da questo convegno, le metodologie utilizzate nel suo intervento erano forse più attribuibili a quelle di una campagna elettorale.
Resta comunque il fatto che queste giornate intense sicuramente saranno uno strumento efficace contro le problematiche sociali dei nostri tempi e che hanno costruito anche a livello di regione Marche una bella cooperazione e spirito di gruppo, senza tralasciare la numerosa partecipazione di giovani provenienti da tutta Italia, perno principale per uno sviluppo necessario.
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