Un’omelia durata poco meno di dieci minuti e pronunciata interamente a braccio. Dal Cimitero americano di Nettuno, nel giorno in cui la Chiesa commemora i defunti, il Papa ha scandito la sua meditazione sulle letture del giorno scandendola con una serie di : “Non più, Signore!”. “Tutti noi oggi siamo qui radunati in speranza”, ha esordito Francesco: “Ognuno di noi, nel proprio cuore, può ripetere le parole di Giobbe nella prima lettura: ‘Io so che il mio redentore è vivo e che ultimo sorgerà aulla morte’”. “La speranza di rincontrare Dio, di rincontrarci tutti noi come fratelli, questa speranza non delude”, ha assicurato il Papa: “Paolo è stato forte con quell’espressione che abbiamo trovato nella seconda lettura: la speranza non delude”. “Ma la speranza tante volte nasce e mette le sue radici in tante piaghe umane, in tanti dolori umani e quel momento di dolore, di piaga, di sofferenza, ci fa guardar il cielo e dire: ‘Io credo che il Redentore è vivo, ma fermati Signore!”, l’appello centrale dell’omelia. “E’ la preghiera che forse esce da tutti noi quando guardiamo questo cimitero”, ha esclamato Francesco: “Sono sicuro, Signore, che sono con te, ma per favore, Signore, fermati! Non più, non più la guerra! Non più questa strage inutile, come aveva detto Benedetto XV”. “Meglio sperare senza questa distruzione”, la ricetta del Papa: “Giovani, migliaia migliaia, migliaia… Speranze rotte”. “Non più Signore!”, ha ripetuto Francesco: “E questo dobbiamo dirlo oggi, che preghiamo per tutti i defunti, ma in modo speciale per questi ragazzi. Oggi che il mondo un’altra volta è in guerra e si prepara per andare più fortemente in guerra. Non più, Signore, non più! Con la guerra si perde tutto”.
“Se oggi, è un giorno di speranza, oggi è anche un giorno di lacrime”. Le lacrime delle donne quando arrivava la posta: ‘Lei signora ha l’onore che suo marito è stato un eroe della patria… che i suoi figli sono eroi della patria’”. “Sono lacrime che oggi l’umanità non deve dimenticare!”, l’appello di Francesco: “Questo orgoglio di quest’umanità che non ha imparato la lezione e sembra che non voglia impararla”. “Quando tante volte nella storia gli uomini pensano di fare una guerra – ha ammonito – sono convinti di portare un mondo nuovo, sono convinti di fare una primavera: e finisce in inverno, brutto, crudele, il regno del terrore, della morte”. “Oggi preghiamo per tutti i defunti – l’invito finale del Papa – tutti, ma in modo speciale per questi giovani, in un momento dove tanti muoiono nelle battaglie di ogni giorno, in questa guerra a pezzetti. Preghiamo anche per i morti d’oggi, i morti di guerra, anche i bambini innocenti. Questo è il frutto della guerra: la morte. Che il Signore ci dia la grazia di piangere”.
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