MONTELPARO – Marcel Proust asseriva che la sensibilità intellettuale è il terreno nutritizio della vita che crea l’arte e le proprie espressioni e che vivere e conoscere sono alla radice della stessa cosa e dello stesso sentire; allora, quattro anime, in questo caso, tre studentesse della Facoltà di Architettura, Unicam, con sede ad Ascoli Piceno e l’Archivista Parrocchiale della Parrocchia di San Michele Arcangelo di Montelparo si sono incontrate per studiare il Santuario Agreste di Santa Maria in Camurano.
Grazie all’utilizzo di particolari obiettivi fotografici le studentesse d’ architettura sono riuscite a fotografare epigrafe che si trova sopra il piccolo oculo, sopra il portale d’ ingresso rinascimentale del santuario agreste.
Non è stato per nulla semplice decodificare l’epigrafe graffita su pietra arenaria, e per questo è stato determinante l’aiuto di Mons. Vincenzo Catani. I caratteri epigrafici si compongono di lettere in alfabeto latino, con ductus posato e corsivo insieme e di abbreviazioni. Le lettere maiuscole ed altre minuscole corsive sono tipiche della scrittura, realizzata dai umanisti legati al Petrarca, a partire dal secolo XV. Loro, infatti, affascinati dalla cultura classica, decodificarono, guardando le scritture tra i secoli VIII e IX, la minuscola corsiva rotonda che chiamarono littera antiqua.
Dall’epigrafe è possibile risalire al nome dell’architetto che realizzò e ampliò la chiesa di Santa Maria in Camurano, Maestro Pomoribi. I lavori di ristrutturazione o demolizione e ricostruzione si conclusero il 24 ottobre 1546. Il lapicida quindi ha voluto commemorare l’edificazione della chiesa e comunicarci, per sempre, il suo nome. Incidere un testo su una pietra era un compito arduo, richiedeva una grande tecnica e molta maestria. Il lapicida usandola littera antiqua ci vuole comunicare, verosimilmente, la forte conoscenza della coltura umanistica cinquecentesca data, possibilmente dallo studio dei codici manoscritti. Nell’epigrafe Pomoribi si attribuisce il titolo di Maestro. Nel Cinquecento questo titolo non identificava un semplice scalpellino o muratore, ma era riservato solo a coloro i quali possedevano molta esperienza, facente parti di una corporazione di arte e mestieri, e a persone emancipate economicamente, ossia avevano le materie prime e gli attrezzi propri per predisporre un cantiere edile. Una delle corporazioni di arte e mestieri più antiche fu quella fiorentina di Calimala, esistente pare dal 1150, anche se le prime notizie consistenti sono del 1182. Le corporazioni si composero gerarchicamente, i loro membri eleggevano un Consiglio composto da un certo numero di Consoli, tra cui era eletto un Capo che ne curava tutti gli interessi.
Traiamo allora la conclusione del nostro scrivere, l’identità della chiesa di Santa Maria in Camurano si compone ordinatamente, attraverso la ricerca storica e di storia dell’arte di tanti elementi: è una delle più antiche chiese delle Marche, la sua tessitura muraria in pietra arenaria locale e laterizio testimonia una storia lunga secoli ed in particolare all’edificazione della chiesa, nel 1500, partecipano maestri muratori, oggi diremo architetti, provenienti di là dell’Adriatico, fu chiesa francescana legata a Terzo Ordine Regolare, luogo di culto e devozione mariana e chiesa ospitaliera per i pellegrini che si muovevano per i Santuario della Madonna del Lambro e per La Santa Casa di Loreto.
L’archivista Parrocchiale Letizia Ferracuti
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