“Attraverso questa tecnica saranno resi disponibili un ampio numero di ovociti umani in vitro e ciò, se sarà confermata la loro capacità di dare origine a embrioni umani in gradi di svilupparsi, apre la strada ad una facile accessibilità alla fecondazione eterologa con gamete femminile di donatrice e anche alla clonazione umana, oggi limitate anche dalla scarsa disponibilità di ovociti umani maturi”, così don Roberto Colombo, docente della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e membro ordinario della Pontificia accademia per la vita commenta la notizia della nuova tecnica per la coltura e la maturazione in vitro di ovociti umani del tessuto follicore della donna realizzata dal gruppo coordinato da Evelyn Telfer dell’Università di Edinburgo.
“Per questa ragione – spiega don Colombo -, nonostante la coltura e la maturazione in vitro di gameti umani non sia in sé stessa intrinsecamente illecita (non si tratta di un organismo umano embrionale che si sta sviluppando ma solo di cellule del corpo umano), questo tipo di interventi biotecnologici è eticamente inammissibile”. Il docente, citando la Dignitas personae, sottolinea come la tecnica, ideata per consentire alle donne sottoposte a trattamenti antitumorali di disporre poi di cellule uovo per concepire un figlio grazie alla fecondazione assistita, sia in realtà “materialmente e formalmente” coinvolta “nella pratica della generazione in laboratorio di embrioni umani, intenzionalmente separata dall’atto di amore coniugale tra la donna e l’uomo e irrispettosa della vita e della dignità del concepito”.
Inoltre, spiega, “per verificare la fecondabilità di questi ovociti maturati in vitro, sarebbero necessari numerosi esperimenti di fertilizzazione​, con la manipolazione e soppressione di esseri umani allo stadio di sviluppo embrionale, generati per un uso meramente strumentale alla validazione di una biotecnologia riproduttiva”10.

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