Andrea Casavecchia
Non essere all’altezza? Non trovare spazio? Sentirsi soli o incompresi?
Sono alcune delle domande che inquietano i ragazzi e le ragazze di oggi. Alcuni interrogativi che sono posti dalla realtà che incontrano: il lavoro, la politica, il mondo dei social, anche alcune comunità ecclesiali.
Sono molti i giovani che partono per andare a lavorare fuori dall’Italia. Il numero è in costante crescita. Questo flusso ci dice che una parte delle nuove generazioni non trova spazio nel nostro Paese. Non si tratta soltanto di fuga di cervelli, che cercano lavori all’altezza delle loro qualifiche. Ci sono anche persone che espatriano per fare le babysitter oppure i camerieri in un pub. Ai giovani italiani mancano spazi nel mercato del lavoro. Una simile situazione si ritrova nella politica, dove i giovani sono utilizzati come bandierine per far vedere la loro presenza, ma non incidono quando arriva il momento di indirizzare le decisioni.
L’impegno con cui curano la loro immagine sui social. Ci indica la ricerca di essere apprezzati e di vedersi riconoscere da qualcuno. Ci mostrano un bisogno che fatica a trovare sbocchi in altri ambienti. Come se essi non avessero visibilità, anzi disturbassero. Purtroppo il problema in alcuni casi viene evidenziato anche nelle comunità parrocchiali, che procedono con le loro abitudini e routine e non sono sempre disponibili ad ascoltare il nuovo. A volte in quei casi i giovani sono cercati, perché servono. Non per essere protagonisti.
Non ci si può stupire poi, se si sentono incompresi o soli. Questi giovani nella società e a volte anche nella Chiesa incontrano un mondo degli adulti chiuso su se stesso. Invece il ruolo della comunità degli adulta ecclesiale come laica dovrebbe essere di stimolo alla nuova generazione. Dovrebbe aiutare i ragazzi e le ragazze a individuare la propria strada, accompagnarli verso le loro scelte. Bisognerebbe indirizzarli verso il timore sano, quello che aiuta a compiere l’impresa della loro vita. Come ricorda il messaggio di Papa Francesco per la XXXIII Giornata mondiale della gioventù invita i giovani a dare un nome alle loro paure. Questo è il primo passo per affrontarle, per accogliere l’invito di Dio a non temere perché come spiega il Santo Padre “Dio legge anche nel nostro intimo. Egli conosce bene le sfide che dobbiamo affrontare nella vita, soprattutto quando siamo di fronte alle scelte fondamentali da cui dipende ciò che saremo e ciò che faremo in questo mondo. È il ‘brivido’ che proviamo di fronte alle decisioni sul nostro futuro, sul nostro stato di vita, sulla nostra vocazione. In questi momenti rimaniamo turbati e siamo colti da tanti timori”.
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