La solitudine di un adolescente “sdraiato” e incapsulato nella sua stanza non è mai davvero perfetta.
Attraverso mille pertugi, infatti, reali e virtuali il mondo riesce a insinuarsi e a lambire la sua esistenza. Ma, soprattutto, neppure il solipsismo giovanile è immune dalle continue interferenze di quell’inquietante guardiano che oggi regola le vite di tutti, nostro malgrado: il mercato.
L’ombra lunga del marketing si staglia sulla nostra quotidianità. Colonizza l’adolescente fin dalla nascita. Prima erano i pannolini, una certa marca di biberon, il passeggino ergonomico… Anche il cibo che ha cresciuto il nostro ragazzo è arrivato nelle sue delicatissime fauci attraverso studiatissime operazioni di marketing. Il mercato, come il Grande Fratello, è sempre dietro le nostre spalle, segue i nostri passi ma soprattutto li orienta. Vede, prevede e provvede ai nostri desideri. Come una specie di padre premuroso ha un progetto per ciascuno di noi.
Quindi c’è tutta una fetta di mercato riservato alle mamme che comprano per i loro figlioli, superata una certa età però le mamme diventano superflue: il consumatore in erba è pronto per essere agganciato in solitaria.
Fino a qualche anno fa esisteva soltanto la pubblicità, ma oggi il mercato si è raffinato ed è diventato tentacolare. Si è arricchito di “messaggeri alati” che diffondono il verbo attraverso i social. Si tratta degli “influencer marketing”.
Ma chi sono esattamente? Un influencer è un utente con migliaia di follower sparsi sui vari social network; può essere uno YouTuber, un Instagramer, un blogger o avere una pagina su Facebook. Si diventa influencer un po’ per caso e un po’ per quello strano talento che rende sensibili agli umori della rete e abile a interpretare, nonché manipolare le opinioni altrui.
L’influencer non è un utente qualsiasi, ma una specie di pifferaio di Hamelin che incanta e muove masse di consumatori col solo potere persuasivo delle parole (o delle immagini).
Il pubblico dei giovanissimi è agganciato soprattutto da youtuber e instagrammer che si manifestano sui social più popolari fra loro. Spesso sono coetanei che riscuotono successo in maniera anche piuttosto banale, magari pubblicando video o contenuti legati agli interessi degli adolescenti come i games, la moda o i vip di riferimento. L’influencer è visto dai ragazzi come una specie di amico virtuale, uno “più figo” degli altri e quindi da emulare. E soprattutto chiunque fra loro potrebbe diventarlo. Le aziende reclutano influencer fra i giovani, attraverso essi ottengono una pubblicità capillare a costi bassissimi e soprattutto una fidelizzazione del consumatore che la pubblicità sui grandi media non dà. Gli influencer, infatti, hanno un rapporto reale con i propri seguaci che seguono i loro consigli e sono molto interessati a quello che condividono sui proprio social. Sono santoni del web.
In pratica, in questo bizzarro mondo in cui viviamo, l’influencer può diventare nella testa di un adolescente una professione a cui ambire, tra l’altro assai ben retribuita e tutto sommato con aspetti molto piacevoli, come la notorietà e il successo.
Ora provate a prendere a un adolescente e proponetegli un percorso di studio impervio e faticoso per arrivare alla sospirata laurea e poi ricordategli che, probabilmente, il mercato (sempre lo stesso sopra citato, stavolta non più padre ma “patrigno”) gli offrirà svariati anni di flessibilità e precarietà prima di poter ottenere (forse) un contratto a tempo indeterminato.
Fatelo e cercate di appassionarvi molto a quel che state dicendo, perché nel frattempo i pifferai di Hamelin suoneranno la loro seducente melodia.
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