Nel 2015 erano circa 430mila i lavoratori irregolari in agricoltura e potenziali vittime di caporalato in Italia, “impiegati” in quasi tutte le principali filiere stagionali di frutta e verdura in vendita nella grande distribuzione. Tra questi 100mila lavoratori vittime di sfruttamento, con l’80% di lavoratori stranieri e il 42% di donne, che a parità di tipologia di lavoro venivano sottopagate rispetto agli uomini. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Maturi per il cambiamento” pubblicato oggi da Oxfam. Un’indagine tra i lavoratori e i piccoli agricoltori in 5 Paesi con livelli di reddito molto diversi come Italia, Sud Africa, Filippine, Tailandia e Pakistan, ha rivelato un minimo comun denominatore: condizioni di povertà tali da compromettere la possibilità di sfamare adeguatamente sé e la propria famiglia. Basti pensare che in Italia il 75% delle lavoratrici nei campi intervistate da Oxfam, afferma di essere sottopagata, dovendo rinunciare a pasti regolari. “Le testimonianze raccolte ci dicono di piccoli agricoltori nella filiera della frutta esposti a pesticidi tossici, donne che lavorano nell’industria della trasformazione del pescato costrette a sottoporsi a test di gravidanza per poter lavorare – dichiara Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International -. Queste ingiustizie non dovrebbero stare sugli scaffali dei nostri supermercati, che generano miliardi di dollari di profitti e ricompensano generosamente i propri azionisti. In molti casi sarebbe sufficiente restituire l’1 o il 2% del prezzo al dettaglio – pochi centesimi – per cambiare la vita di donne e uomini che producono il cibo che finisce nelle nostre tavole”.
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