Sullo sfondo si ergono le rocce di Belogradcik, un magnifico monumento creato della natura, mentre sul palcoscenico risuonano le note del “Requiem” di Verdi. Siamo nel nord-ovest della Bulgaria, in una zona di solito nominata dai media come la “più povera dell’Ue”. Ma in queste terre è nato il cattolicesimo contemporaneo bulgaro. Lo spettacolo, realizzato nelle rocce di Belogradcik dall’Opera di Sofia è in onore del 370° anniversario dalla fondazione della diocesi di Nicopoli, “segno di riconoscenza per la fedeltà al Vangelo e alla patria dei cattolici di questa regione”, come ha affermato Plamen Kartalov, direttore dell’Opera di Sofia.
Pubblico qualificato. Un evento eccezionale per la Bulgaria, Paese di maggioranza ortodossa. Tra il pubblico, il 20 luglio, oltre ai rappresentanti giunti da diverse parrocchie della diocesi (che ricopre un territorio molto esteso, dal punto più ad ovest della Bulgaria al punto più ad est), diversi parlamentari, il sindaco di Belogradcik, molti professori universitari e altri esponenti culturali. Il direttore Plamen Kartalov ha ricordato la rivolta dei cattolici di Chiprvozi nel 1648 contro i turchi, un fatto storico definito da mons. Strahil Kavalenov, vicario generale della diocesi di Nicopoli, come “segno di eccezionale coraggio dopo il quale i cattolici della zona sono barbaramente uccisi e costretti a fuggire fuori dai confini bulgari dai turchi”. Infatti, Ciprovzi dista una quarantina di chilometri da Belogradchik; vi si insediarono i primi commercianti di Dubrovnik portatori del cattolicesimo nelle terre bulgare dopo il Medioevo.
Tracce profonde nella storia. “La diocesi porta il nome di Nicopolis ad Istrum, una città antica costruita dall’imperatore romano Traiano dopo la vittoria sui daci”, racconta mons. Kavalenov. E aggiunge: “A questa circoscrizione appartengono i cattolici che hanno lasciato tracce profonde nella storia bulgara come il vescovo cattolico Petar Bogdan Bakscev, autore della prima ‘Storia della Bulgaria’, mons. Petar Parcevic e il primo vescovo della diocesi di Nicopoli Filip Stanislavov”.“La prima diocesi romana è quella di Sofia mentre quella di Nicopoli viene creata come diocesi suffraganea perché il numero dei cattolici era aumentato notevolmente”.Oltre ai commercianti ragusani, il resto dei fedeli proviene da una setta, i cosiddetti pauliciani, simili ai catari, che gli ortodossi non riconoscono. Nei villaggi abitati dei cattolici vengono aperte le prime scuole in Bulgaria e stampati i primi libri.
Ai tempi dell’Impero ottomano. “Purtroppo dopo il periodo glorioso seguono anni molto difficili, l’intera diocesi è curata da un vescovo e da due sacerdoti, fino all’arrivo dei padri Passionisti”, continua il racconto mons. Kavalenov. Sbirciando negli archivi si possono trovare particolari molto curiosi, come scrive padre Paolo Cortesi, attuale parroco di Belene: “i primi missionari Passionisti sono venuti con permesso di mercanti italiani in Bulgaria”.
Il sangue dei martiri. “Un ruolo di cruciale importanza per la diocesi di Nicopoli lo ha avuto Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, delegato pontificio in Bulgaria dal 1925 al 1934”, aggiunge Kavalenov. Il quale spiega che dopo la liberazione dai turchi, gli eredi dei cattolici fuggiti in Romania e Ungheria “ritornano in patria e formano nuovi villaggi, nascono delle parrocchie nuove anche nelle città e la sede della diocesi che era Bucarest fino alla nascita del nuovo Stato bulgaro si sposta a Russe”.Il primo vescovo bulgaro della diocesi, dopo un lungo periodo di presuli stranieri, è mons. Eugenio Bossilkov, che ha un destino tragico: sarà fucilato dai comunisti. Si tratta del primo martire e beato della Chiesa cattolica bulgara.“La sua fedeltà al Vangelo e alla sede di Roma ispira anche oggi i nostri giovani”, spiega il vicario generale, citando le parole profetiche del beato: “il sangue dei martiri sarà pegno di un futuro meraviglioso per la Chiesa in Bulgaria”.
Il futuro nelle mani dei giovani. “Possiamo dire che oggi questa profezia si è compiuta”: ne è convinto mons. Kavalenov. La diocesi di Nicopoli è una delle due diocesi di rito latino nel Paese balcanico, guidata da mons. Petko Hristov, con 20 parrocchie servite da circa 15 sacerdoti. Certo, come dappertutto le difficoltà non mancano. “Soffriamo dello spopolamento dei villaggi, l’emigrazione dei bulgari all’estero, la carenza dei sacerdoti che devono viaggiare per raggiungere varie parrocchie”. Nonostante tutto, il vicario generale è ottimista: “la situazione in Bulgaria migliora” e “poi la storia, maestra di vita, ci insegna che la fede, la speranza e l’amore sono più forti di tutte le difficoltà che riempiono le nostre giornate”.
Il programma prosegue. Intanto le celebrazioni per il 370° anniversario dalla fondazione della diocesi di Nicopoli proseguono. Il programma ha già registrato la visita del cardinale di Sarajevo Vinko Puljic, un gesto simbolico perché i primi missionari cattolici erano arrivati dalla Bosnia. Grande successo ha avuto anche il convegno scientifico “Le radici cristiane dell’Europa” a Veliko Tarnovo, mentre la mostra “Il Papato e i bulgari (IX-XXI secolo)”, una raccolta di documenti e foto storiche con alcuni pezzi inediti presentata già a Veliko Tarnovo e Russe, in autunno potrà essere visitata nell’Università di Sofia.
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