L’ultima frontiera dell’estate, dopo l’esodo dalle spiagge e i malinconici falò di fine stagione, sono il torpore pernicioso e il jetlag da “notti bianche” che i nostri adolescenti si trascineranno fino alla soglia dell’inizio delle scuola.
Come faranno a riprendere i consueti ritmi autunnali? Questa la domanda che in queste ore attanaglia le famiglie (soprattutto le mamme). Come faranno a dedicarsi alle “sudate carte”? E, soprattutto, dove troveranno la “motivazione”?
Sono molti gli studi che si interrogano sulla motivazione allo studio dei giovani e su come favorire le capacità di attenzione, indispensabili a un proficuo percorso formativo e didattico.
L’attuale diffusione della tecnologia e delle alternative di svago riservate ai ragazzi inevitabilmente dilatano la forbice tra le proposte didattiche offerte dalla scuola (ancora molto tradizionali in questo senso) e le modalità comunicative 2.0 proprie delle nuove generazioni.
Nel cassetto dei presidi, pronti a uscire in occasione della ripresa delle lezioni, ci sono una serie di iniziative legate al linguaggio multimediale e promosse dal Piano Nazionale Scuola Digitale.
Saranno davvero efficaci?
La sensazione è che il problema “comunicativo” sia a monte, al di là dei differenti linguaggi usati.
Chiudendo la stagione estiva, viene da chiedersi quanto essa sia stata proficua dal punto di vista educativo e quanto abbia favorito l’incontro fra genitori e figli e anche, in senso più diffuso, famiglia e comunità sociale.
L’estate è un tempo sospeso, vero. Le attività tradizionali si fermano, il ritmo del tempo per fortuna offre una tregua. Proprio per questo dovrebbe offrire spazi più ampi di reciproca conoscenza e di intervento.
Quanto si è parlato in famiglia durante queste vacanze (bisillabismi a parte)? Come hanno trascorso il tempo i nostri figli? Quale messaggio educativo è passato? Perché i messaggi educativi non vanno mai in vacanze, neppure quando sembrerebbe il contrario.
L’estate per molte famiglie è il tempo del ritorno, magari nella terra di origine lasciata per motivi di lavoro. È il ritorno anche alla propria identità, il tempo per riscoprire chi siamo e cosa ci piace, quali sono (o erano) i nostri desideri. Quale stagione più di ogni altra è da vivere all’insegna dell’ “umanesimo”, delle “arti” e della creatività?. Tutti temi di prossima rilevanza all’interno della programmazione delle scuole.
Sarebbe auspicabile, prima della ripresa a pieno ritmo delle attività didattiche e anche di quelle familiari, fare una riflessione, o meglio un piccolo bilancio, per poter stabilire le tappe della ripartenza, in modo che siano calibrate sulla realtà dei nostri figli.
In qualche modo l’estate trascorsa avrà saputo regalare un insegnamento, o semplicemente uno spunto. Prima di ricominciare a “chiedere” ai nostri figli, riflettiamo sulle loro peculiarità e sulle loro potenzialità (quelle reali, non quelle che vorremmo avessero). Non trascuriamo le fragilità. Ricordiamoci che il cammino da fare con loro nei prossimi mesi sarà fondamentale e il miglior modo di renderlo armonioso sarà quello di trasformarlo in un progetto comune e condiviso.
Ricordiamoci di parlare con i nostri figli. Non importa come: whatsapp, sms, email, youtube, a voce, per iscritto, o anche solo con gli occhi. Gli occhi dicono ancora tanto, non perdiamo mai l’abitudine di contattarli durante i nostri scambi con loro.
Gli occhi degli adolescenti sono sempre altrove, ciclicamente in movimento come le onde del mare. Fermiamoli anche una solo per una manciata di secondi e poi restituiamoli all’inquietudine.
Guardiamo in faccia il nostro futuro.
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