Un bilancio pluriennale all’altezza delle sfide che attendono l’Unione europea; fondi sufficienti per far fronte alle molteplici competenze assegnate dai Paesi membri – e dai Trattati – alla stessa Ue; un Qfp (Quadro finanziario pluriennale, strumento di pianificazione settennale) al riparo dagli scossoni che potrebbero derivare all’Unione dalle prossime elezioni del maggio 2019 e da una eventuale vittoria, o prevalenza, dei partiti nazionalisti ed euroscettici. Se ne è discusso oggi a Bruxelles nel corso di una conferenza intitolata appunto “Un bilancio per il futuro”.
“Bisogna fare presto”. La conferenza ha messo a fuoco le principali implicazioni economiche e politiche del Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, strumento necessario per prevedere gli sviluppo delle politiche comunitarie, lo stanziamento dei fondi strutturali, il sostegno ai progetti Ue. La Commissione ha proposto un Qfp, lo scorso 2 maggio, e ora i conti sono sottoposti alle due autorità di bilancio, ossia Parlamento e Consiglio. “Ma occorre fare presto”, è stato osservato oggi da più voci.Perché dal Qfp dipende la stesura dei singoli bilanci annuali e soprattutto esso indica la reale volontà degli Stati membri di assegnare forza politica alle azioni comuni in settori-chiave come l’agricoltura, la difesa dell’ambiente, l’industria, la formazione professionale, l’Erasmus, la difesa dei consumatori, la ricerca, l’energia, le migrazioni, la sicurezza…E si profila una corsa contro il tempo anche perché “non si sa come sarà l’Europa politica dopo le elezioni del 2019”, con la possibilità di un prevalere di forze euroscettiche che tenderebbe a ridimensionare – è stato detto – l’azione Ue a partire da un bilancio ridotto.
Le voci dei commissari. Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione, intervenendo alla conferenza ha osservato che il prossimo Qfp sarà per forza di cose ridimensionato rispetto a quello in vigore: “tutti sanno che si devono operare dei tagli a causa del Brexit”. Katainen ha poi ribadito che si dovrà tener conto di una nuova sfida: il problema “dello stato di diritto in alcuni dei nostri Paesi membri”. Da più parti si insiste affinché i Paesi che godono di finanziamenti Ue assicurino il rispetto dei trattati dell’Unione, la democrazia e lo stato di diritto. Atteso l’intervento del commissario al bilancio, Gunter Oettinger.A suo avviso è “importante raggiungere un accordo sul budget pluriennale prima delle elezioni europee, per mettere al riparo l’Unione dall’esito incerto delle elezioni”.Populisti e nazionalisti minacciano a suo avviso l’integrazione comunitaria e quindi bisogna “combattere per la causa europea”. È poi seguita una osservazione sulla necessità di rispettare le regole Ue sulla sostenibilità dei conti pubblici nazionali.
Qualche numero. Nel complesso la Commissione propone un bilancio a lungo termine di 1.135 miliardi di euro in impegni (espressi in prezzi del 2018) per il periodo 2021-2027, pari all’1,11 % del reddito nazionale lordo dell’Ue-27. Questo livello di impegni si traduce in 1.105 miliardi di euro (ovvero l’1,08% del Pil dell’Unione) in termini di pagamenti: è questa la cifra che misura la reale capacità di realizzare servizi, progetti, opere e investimenti nel corso dei sette anni in questione. Si tratta di poco più di 150 miliardi l’anno per investimenti e fondi da distribuire in 27 Paesi.
Risparmi, efficienza. “Per finanziare nuove e urgenti priorità, occorrerà innalzare gli attuali livelli di finanziamento”, aveva messo in guarda la Commissione a maggio. Per poi aggiungere: “Gli investimenti di oggi in settori quali la ricerca e l’innovazione, i giovani, l’economia digitale, la gestione delle frontiere, la sicurezza e la difesa contribuiranno alla prosperità, alla sostenibilità e alla sicurezza di domani”. Sarà raddoppiato, almeno nelle intenzioni della Commissione, il bilancio del programma Erasmus+ e del Corpo europeo di solidarietà.Nel contempo la Commissione “ha valutato criticamente dove fosse possibile realizzare risparmi e aumentare l’efficienza”.La Commissione propone in particolare che i finanziamenti a favore della politica agricola comune e della politica di coesione – le due voci di bilancio tradizionalmente più ingenti – subiscano una “modesta riduzione” (in entrambi i casi del 5% circa) per tener conto delle nuove realtà di un’Unione a 27.
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