“La Chiesa non va sporcata. I figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no”. È il monito, a braccio, del Papa, che ha concluso il suo discorso al termine del Sinodo dei vescovi sui giovani, pronunciato interamente a braccio, con un’analisi del momento presente, e difficile, che sta vivendo la Chiesa. “È il momento di difendere la Madre, e la Madre la si difende con la preghiera e la penitenza”, ha affermato Francesco: “Per questo ho chiesto di pregare il Rosario, la Madonna, san Michele Arcangelo”. “È un momento difficile – e parole del Papa – perché l’accusatore, tramite noi, attacca la Madre, e la mamma non la si tocca”. “Gli ultimi tre numeri sulla santità fanno vedere cos’è la Chiesa”, ha rivelato Francesco a proposito del documento finale: “La nostra Madre è santa, ma noi figli siamo peccatori. Siamo peccatori tutti”. Poi il Papa ha esortato a “non dimenticare” l’espressione “casta meretrix”, usata dai padri della Chiesa: “La Chiesa Santa, Madre Santa, con i figli peccatori”. “È a causa dei nostri peccati che il grande accusatore sempre profitta, gira, gira”, ha denunciato Francesco citando il terzo capitolo di Giobbe: “In questo momento ci sta accusando forte e questa accusa diventa persecuzione”. E questa persecuzione, ha ammonito il Papa, “diventa anche un altro tipo di persecuzione, una ‘accusazione’ continua per sporcare la Chiesa”. Il documento finale del Sinodo dei vescovi sui giovani, che porta lo stesso titolo del terzo Sinodo convocato da Papa Francesco, dopo i due sulla famiglia – “I giovani e il discernimento vocazionale” – è stato approvato con la maggioranza qualificata dei due terzi in ognuno dei 167 punti. I padri presenti in Aula, aventi diritto al voto, erano 248, e la maggioranza qualificata ammontava a 166 voti. Il testo, 60 pagine, in continuità con l’Instrumentum laboris, ha come icona di riferimento l’episodio dei discepoli di Emmaus, ed è distinto in tre parti scandite da questo episodio. La prima parte è intitolata “Camminava con loro” (Lc 24,15) e cerca di illuminare ciò che i Padri sinodali hanno riconosciuto del contesto in cui i giovani sono inseriti, evidenziandone i punti di forza e le sfide. La seconda parte, “Si aprirono loro gli occhi” (Lc 24,31), è interpretativa e fornisce alcune chiavi di lettura fondamentali del tema sinodale. La terza parte, intitolata “Partirono senza indugio” (Lc 24,33), raccoglie le scelte per una conversione spirituale, pastorale e missionaria. Il documento finale del Sinodo è stato consegnato questa sera nelle mani del Santo Padre, che ora deciderà cosa farne.
Abusi. A proposito di uno dei temi più dibattuti, il Sinodo ribadisce “il fermo impegno per l’adozione di rigorose misure di prevenzione che ne impediscano il ripetersi, a partire dalla selezione e dalla formazione di coloro a cui saranno affidati compiti di responsabilità ed educativi”.
“Affrontare la questione degli abusi in tutti i suoi aspetti, anche con il prezioso aiuto dei giovani, può essere davvero un’opportunità per una riforma di portata epocale”,
si legge nel testo, in cui il tema degli abusi ritorna anche nel penultimo numero, che è un deciso “mea culpa”. “Purtroppo – vi si legge – il mondo è indignato dagli abusi di alcune persone della Chiesa piuttosto che ravvivato dalla santità dei suoi membri: per questo la Chiesa nel suo insieme deve compiere un radicale cambio di prospettiva”, la proposta sulla scorta di Papa Francesco.
Sessualità. “Occorre proporre ai giovani un’antropologia dell’affettività e della sessualità capace anche di dare il giusto valore alla castità”, la proposta dei padri sinodali, che tra le questioni relative al corpo, all’affettività e alla sessualità da approfondire, segnalano “quelle relative alla differenza e armonia tra identità maschile e femminile e alle inclinazioni sessuali”. A questo proposito il Sinodo ribadisce che
“Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale”. Ugualmente, “riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro orientamento sessuale”.
Donna. “Una Chiesa che cerca di vivere uno stile sinodale non potrà fare a meno di riflettere sulla condizione e sul ruolo delle donne al proprio interno, e di conseguenza anche nella società. I giovani e le giovani lo chiedono con grande forza”. Nel documento finale del Sinodo è molto presente la questione femminile, ampiamente dibattuta durante i lavori. “Le riflessioni sviluppate – si legge nel testo – richiedono di trovare attuazione attraverso un’opera di coraggiosa conversione culturale e di cambiamento nella pratica pastorale quotidiana”.
“Un ambito di particolare importanza”, a questo riguardo, “è quello della presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, anche in funzioni di responsabilità, e della partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali nel rispetto del ruolo del ministero ordinato”.
Migrazioni. Nella parte dedicata alle migrazioni, il Sinodo adotta ancora una volta i quattro verbi proposti da Papa Francesco -“accogliere, proteggere, promuovere e integrare” – per sintetizzare “le linee di azione in favore dei migranti”. “Non vanno tralasciati l’impegno per garantire il diritto effettivo di rimanere nel proprio Paese per le persone che non vorrebbero migrare ma sono costrette a farlo e il sostegno alle comunità cristiane che le migrazioni minacciano di svuotare”, la proposta dei padri sinodali.
Digitale. “L’ambiente digitale rappresenta per la Chiesa una sfida su molteplici livelli”, da raccogliere e approfondire attraverso un accompagnamento adeguato, perché sono gli stessi giovani a chiederlo. Il Sinodo auspica inoltre che
“nella Chiesa si istituiscano ai livelli adeguati appositi Uffici o organismi per la cultura e l’evangelizzazione digitale, che, con l’imprescindibile contributo di giovani, promuovano l’azione e la riflessione ecclesiale in questo ambiente”. Tra le loro funzioni, anche quella di “gestire sistemi di certificazione dei siti cattolici”.
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