I vescovi hanno dato voce alla preoccupazione per “un linguaggio corrente tante volte degradato e aggressivo; per un confronto umiliato dal ricorso a slogan che agitano le emozioni e impoveriscono la riflessione e l’approfondimento; per una polarizzazione che divide e schiera l’opinione pubblica, frenando la disponibilità a un autentico dialogo”. È quanto emerso dai lavori dell’Assemblea generale straordinaria della Cei (12-15 novembre). “Ne è un esempio eclatante il modo con cui si affronta la realtà delle migrazioni, scivolando spesso in atteggiamenti di paura, chiusura e rifiuto”. I vescovi, da una parte, “hanno sottolineato come non ogni tipo di apertura sia secondo verità, per cui non si possono automaticamente stigmatizzare le ragioni di chi ne coglie soprattutto le difficoltà; dall’altra, hanno ribadito che la solidarietà rimane la strada maestra, fatta di accoglienza doverosa e di itinerari di integrazione”. “A fronte della complessità che un cambiamento d’epoca porta con sé, nei Pastori è emersa la consapevolezza di dover investire con convinzione in proposte formative, che superino la tentazione di fermarsi a qualche presa di posizione occasionale. Come è stato evidenziato in Assemblea, si tratta innanzitutto di formare la comunità alla fede, al respiro del Vangelo, alla sostanza dell’esperienza cristiana, nell’avvertenza che una coscienza formata sa farsi attenta e capace di assumersi responsabilità, quindi di spendersi per il bene comune”. Un ruolo decisivo nella costruzione di una nuova sensibilità nell’opinione pubblica è stato riconosciuto ai media, con il conseguente appello a sostenere e promuovere quelli d’ispirazione cattolica.

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