“Parlare del corpo e della preghiera significa parlare di liberazione, parlare di libertà e di rivelazione. Parlare oggi del corpo in preghiera è una cosa importantissima”. Lo ha affermato iweimattina da sr. Catherine Aubin, docente di teologia presso la facoltà Teologica Angelicum di Roma intervenendo al convegno nazionale vocazionale “Come se vedessero l’invisibile” a Roma per iniziativa dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei.
Nel suo intervento su tema “Uno sguardo che salva”, sr. Aubin ha spiegato i 9 modi di pregare di san Domenico attraverso i gesti di un uomo, Domenico, “famoso non per la predicazione ma per la sua preghiera”. La docente ha commentato 9 immagini e il contenuto di un manoscritto sulla preghiera di san Domenico “frutto del fascino dei frati domenicani”: “Un manoscritto – ha aggiunto – unico nella storia della spiritualità cristiana” attraverso il quale “abbiamo una pedagogia della preghiera. Non si tratta di esercizi corporali o di tecniche, ma di un cammino interiore attraverso il corpo”. La prima tappa, quella “dell’accoglienza”, è caratterizzata da quattro gesti di Domenico: l’inclinazione, che “corrisponde l’umiltà del cuore”; la prosternazione, “che corrisponde alla compunzione del cuore”; la disciplina, “che corrisponde alla docilità”; l’essere inginocchiato, “che significa fiducia”. Sono, ha proseguito, “quattro gesti che corrispondono a quattro attitudini interiori” attraverso le quale Domenico “accoglie se stesso, i suoi limiti”. Nella seconda tappa, quella “dell’incontro”, Domenico è in piedi; davanti al crocefisso ascolta la Parola in piedi, a significare che “mi alzo perché la Parola mi fa mettere in piedi”; poi Domenico è a braccia aperte, poiché “è visitato dalla Resurrezione”; Domenico poi rivela che “la preghiera è slancio verso Dio”; ancora è seduto e legge, “che significa interiorità”; infine Domenico va verso gli altri”. “L’ultima tappa – ha commentato la suora – è il dono, della fecondità del dono”. In sostanza “Domenico ci dice: ‘dimmi come preghi e ti dirò ci è il tuo Dio’”.
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