Ernesto Diaco
La riunione invernale del Consiglio permanente della Cei è stata l’occasione per avviare la riflessione sui futuri orientamenti pastorali della Chiesa italiana. Si avvicina infatti alla conclusione il decennio dedicato a “educare alla vita buona del vangelo”, secondo la prospettiva delineata dall’omonimo documento firmato dall’episcopato nell’ottobre del 2010.
Gli orientamenti della Cei hanno finora accompagnato cinquant’anni di vita ecclesiale, mettendo in risalto di volta in volta le priorità pastorali ma anche le questioni emergenti nel panorama sociale e culturale.
È dagli anni Settanta che i vescovi offrono, a cadenza decennale, le loro proposte per un’azione concorde delle comunità cristiane in tutta la penisola. Una mappa utile anche a declinare il Concilio Vaticano II nel mutare delle condizioni storiche.
Non si tratta di veri e propri piani pastorali, che spettano alle singole diocesi, bensì di linee agili ed essenziali, alcune “direttive fondamentali unitarie, avvalorate da scambio di informazioni, di sussidi e di esperienze”. Così affermava nel 1973 il primo dei documenti programmatici, “Evangelizzazione e sacramenti”, in cui si sottolineava anche il pericolo di lasciarsi troppo incantare dal fascino della pianificazione in un campo dove il principale protagonista è lo Spirito e che appartiene perciò “all’ordine della santità”.
A queste prime indicazioni seguì negli anni Ottanta il documento “Comunione e comunità” e, negli anni Novanta, “Evangelizzazione e testimonianza della carità”. All’indomani del Giubileo del 2000, il nuovo millennio si aprì con l’impegno a “Comunicare il vangelo in un mondo che cambia”. Dieci anni fa non fu difficile individuare l’educazione come il punto da cui guardare all’intera missione della Chiesa: dal magistero di Benedetto XVI e dall’esperienza del convegno ecclesiale di Verona emergeva infatti quanto “educare alla vita buona del vangelo” fosse una questione decisiva per l’uomo di oggi.
Gli orientamenti pastorali sono il risultato della visione d’insieme che i vescovi maturano in base all’esperienza nelle loro diocesi e negli incontri assembleari.
Scorrendo i temi proposti in passato, non sfugge il fatto che si tratti di aspetti fondamentali della vita cristiana, su cui ogni comunità è impegnata. Sviluppare una riflessione unitaria e alcune scelte condivise fa risaltare la comunione di vedute e di servizio che lega tra loro le Chiese locali.
In quest’opera di discernimento un posto fondamentale è occupato dall’insegnamento del Papa, sia nell’elaborazione degli orientamenti che nei successivi sviluppi. L’elezione di Francesco ha infatti impresso al cammino della Chiesa italiana alcune particolari attenzioni e direzioni. Basti pensare al convegno ecclesiale di Firenze, conclusosi con l’impegno a verificarsi sui temi dell’esortazione “Evangelii gaudium”, o al grande spazio dato nelle diocesi ai Sinodi sulla famiglia e sui giovani.
Ora si presenta ai vescovi l’esigenza di offrire nuove linee comuni, senza che il compito educativo debba considerarsi da archiviare. Il Consiglio permanente della Cei ha già messo sul tavolo alcune sfide emergenti, dentro e fuori la comunità ecclesiale: la questione antropologica, la relazione tra preti e laici, la cura della vita interiore e la sinodalità. Un’attenzione particolare è stata chiesta per l’età della preadolescenza. Sono alcune prime sottolineature, che preludono al successivo lavoro di definizione dei contenuti e dell’arco temporale. Nulla è già deciso, se non la volontà di continuare a svolgere un servizio per il bene autentico delle persone e dell’intera comunità italiana.
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