Raccontaci la tua esperienza in classe come insegnate o come alunno e noi te la pubblicheremo
Sir di Alberto Campoleoni
ITALIA – Ancora una volta è suonata l’ultima campanella. Non per tutti, però. Le scuole, infatti, hanno chiuso i battenti per quel che riguarda le lezioni, ma ci sono ancora da fare gli esami.
Così gli allievi di terza media trepideranno ancora un po’ in attesa della prova e soprattutto i giovani della maturità avranno a disposizione ancora un po’ di tempo per l’ultimo studio “matto e disperatissimo“.
L’ultima campanella è comunque un rito collettivo importante e chiude una stagione, aprendo il mondo tutto da esplorare, per i più piccoli, delle vacanze e dell’estate.
Per le famiglie porta anche qualche difficoltà, legata ai tempi di lavoro che continuano e alla necessità di custodia per i minori, insieme alle opportunità di orari dilatati, di maggiore frequentazione e relazioni, tra genitori e figli, tra famiglie.
La fine della scuola può essere un momento opportuno per qualche bilancio.
Il primo lo propone la scuola stessa, con i risultati di fine anno, che non sono solo voti su una pagella o un tabellone. Piuttosto possono diventare il motivo di una verifica di impegno e di crescita.
Non è facile, perché un conto è parlare di attenzione educativa – quella, per intenderci, che trasforma le ritualità e gli strumenti scolastici in occasione di vita piena, che coinvolge famiglie e docenti, che pone al centro gli allievi, quella sulla quale “scommettiamo” ogni volta che la scuola comincia – e un altro è metterla in atto. Anche perché chiede sempre un impegno consapevole e soprattutto per quanto riguarda le famiglie, i genitori, una “fatica” responsabile che non di rado viene soffocata dai pesi della quotidianità.
Così capita talvolta che la scuola diventa parcheggio per i figli, gli insegnanti spauracchi distanti, i voti semafori rossi o verdi che regolano la circolazione, ma senza interrogare troppo le persone coinvolte.
Anche la scuola ha precise responsabilità in proposito.
Perché è vero che l’istituzione dovrebbe sempre garantire l’impegno per la quale esiste, e per la quale “mette in campo” specifiche professionalità, tuttavia non si possono chiudere gli occhi di fronte alle difficoltà serie che si mettono di mezzo. E che talvolta finiscono per demotivare e distrarre proprio gli insegnanti, risorsa decisiva in quel progetto educativo che l’istituzione scolastica può garantire.
La stagione infinita delle riforme, la cronica mancanza di risorse, una certa disincentivazione al merito, il perdurare del precariato…: sono solo alcuni elementi che in concreto rendono più difficile il compito della scuola.
Gli elementi detti possono allora suggerire diverse piste per un bilancio di fine anno scolastico, al cui centro resta sempre l’allievo, ma che coinvolge necessariamente tutti i protagonisti del mondo della scuola.
Un bilancio che osserva la qualità delle relazioni vissute, le trasformazioni delle persone coinvolte, che cerca di individuare punti di forza e di debolezza nell’esperienza vissuta. Motivi , c’è da augurarsi, di nuovo entusiasmo.
Un bilancio capace di guardare, dopo l’ultima campanella, a nuovi punti di partenza.
Così gli allievi di terza media trepideranno ancora un po’ in attesa della prova e soprattutto i giovani della maturità avranno a disposizione ancora un po’ di tempo per l’ultimo studio “matto e disperatissimo“.
L’ultima campanella è comunque un rito collettivo importante e chiude una stagione, aprendo il mondo tutto da esplorare, per i più piccoli, delle vacanze e dell’estate.
Per le famiglie porta anche qualche difficoltà, legata ai tempi di lavoro che continuano e alla necessità di custodia per i minori, insieme alle opportunità di orari dilatati, di maggiore frequentazione e relazioni, tra genitori e figli, tra famiglie.
La fine della scuola può essere un momento opportuno per qualche bilancio.
Il primo lo propone la scuola stessa, con i risultati di fine anno, che non sono solo voti su una pagella o un tabellone. Piuttosto possono diventare il motivo di una verifica di impegno e di crescita.
Non è facile, perché un conto è parlare di attenzione educativa – quella, per intenderci, che trasforma le ritualità e gli strumenti scolastici in occasione di vita piena, che coinvolge famiglie e docenti, che pone al centro gli allievi, quella sulla quale “scommettiamo” ogni volta che la scuola comincia – e un altro è metterla in atto. Anche perché chiede sempre un impegno consapevole e soprattutto per quanto riguarda le famiglie, i genitori, una “fatica” responsabile che non di rado viene soffocata dai pesi della quotidianità.
Così capita talvolta che la scuola diventa parcheggio per i figli, gli insegnanti spauracchi distanti, i voti semafori rossi o verdi che regolano la circolazione, ma senza interrogare troppo le persone coinvolte.
Anche la scuola ha precise responsabilità in proposito.
Perché è vero che l’istituzione dovrebbe sempre garantire l’impegno per la quale esiste, e per la quale “mette in campo” specifiche professionalità, tuttavia non si possono chiudere gli occhi di fronte alle difficoltà serie che si mettono di mezzo. E che talvolta finiscono per demotivare e distrarre proprio gli insegnanti, risorsa decisiva in quel progetto educativo che l’istituzione scolastica può garantire.
La stagione infinita delle riforme, la cronica mancanza di risorse, una certa disincentivazione al merito, il perdurare del precariato…: sono solo alcuni elementi che in concreto rendono più difficile il compito della scuola.
Gli elementi detti possono allora suggerire diverse piste per un bilancio di fine anno scolastico, al cui centro resta sempre l’allievo, ma che coinvolge necessariamente tutti i protagonisti del mondo della scuola.
Un bilancio che osserva la qualità delle relazioni vissute, le trasformazioni delle persone coinvolte, che cerca di individuare punti di forza e di debolezza nell’esperienza vissuta. Motivi , c’è da augurarsi, di nuovo entusiasmo.
Un bilancio capace di guardare, dopo l’ultima campanella, a nuovi punti di partenza.
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